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POTENZA – E’ l’unico resto di ponte romano in città. E’ riportato nelle guide tra suoi i monumenti e sotto il nome “potenzaturistica”.
Eppure, non è mai stato valorizzato. Il ponte San Vito, sul fiume Basento, sta cadendo a pezzi. Due massi sono infatti caduti dal ponte e non è detto che molti altri possano precipitare anche a breve se non si pensa a un immediato intervento.
Perché l’identità di una città si costruisce col nuovo ma anche preservando ciò che di storico è rimasto, specialmente in una città come Potenza, i cui continui terremoti hanno contribuito a cancellare tracce importanti del passato e delle sue radici.
Alla fine dell’Ottocento, dovevano essere ancora visibili i resti di un acquedotto romano con tubi in ferro (fistulae), risalente presumibilmente alla fine del III secolo d.C. Attualmente, questo è quanto resta del ponte di “San Vito” con fondazioni d’età romana, originariamente denominato di “Sant’Oronzio”, santo cui era inizialmente intitolata anche la cattedrale di Potenza.
La costruzione del ponte è da mettere in relazione con il potenziamento viario, attuato grazie alla costruzione della via Herculia, voluta da Massimiano Erculeo, augusto con Diocleziano, durante il suo soggiorno a Grumentum.
Il ponte rientra, quindi, in un più ampio progetto di riassetto economico, voluto dall’imperatore. Appena una decina di giorni fa il ponte è stato teatro di una serie di iniziative in occasione della Giornata mondiale dell’acqua.
E altre associazioni si stanno muovendo con l’intento di recuperare la memoria legata alla storia del ponte.
Il recupero, tuttavia, ha bisogno anche di un passo successivo, in questo momento forse più determinante.
Un’occasione potrebbe essere quella della finalmente attuazione del progetto del parco fluviale del Basento, che vede un importo già stanziato di un milione e 500 mila euro e di cui si è persa ogni traccia.

an. mart.

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