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«Stand by me di Giuseppe Marco Albano, film surreale ambientato nella stessa location di Matera scoperta da Mel Gibson». Con questa scarna ma potente descrizione, l’Accademia del cinema italiano ha comunicato la storica prima nomination per un film lucano nella cinquina finalista ai prestigiosi David di Donatello, gli Oscar del cinema nostrano.
Albano, giovane autore lucano, non sta nella pelle.
“Il Cappellino” nella terna dei Globi d’oro 2009; “Xie Zi” finalista ai Nastri d’argento 2010; e adesso “Stand by me”, per il premio più importante, i David (edizione 2011).
Che sia la volta buona? Lo sapremo nella mattinata di domani (di oggi per chi legge) e, in caso di vittoria, sarebbe un giorno speciale per la gloriosa storia della celluloide della pur miserrima Basilicata.
Merito di Pasolini, di Rosi, di Wertmuller, di Gibson, di tutti i grandi geni della settima arte che in questa terra arsa dal nulla hanno seminato il germe dell’arte purissima. E ora è tutto un pullulare di talenti.
Albano in nomination ai David è veramente un David. Che sconfigge il gigante Golia dell’indifferenza e dell’ignoranza. «Duemila Euro» è il costo di quest’operazione folle che significa marketing del territorio ad alto livello. E se le giurie romane se ne sono accorte vuol dire che la stoffa c’è (in questo caso è velluto viola).
«“Stand by me” doveva essere prodotto da chi davvero sostiene di valorizzare il territorio, ma poi lo fa solo a parole» racconta Albano. Il quale va oltre e si auto-tassa. Mangia merendine e si fa le sigarette da solo affinché possa partorire un’opera senza precedenti. Ecco, così si vince il David.
«Devo ringraziare tutti coloro senza i quali non ci sarebbe stato tutto questo – Albano prova un probabile discorso da vincitore – A partire dall’autore di questo articolo, autore anche di un racconto da cui è tratto il soggetto. Poi, Antonio Andrisani, personaggio poliedrico, che ha sceneggiato con me, e interpretato per me, questo piccolo ma rivoluzionario film. E tutti gli altri. Che hanno lavorato gratis e adesso si meritano questo premio!». La scaramanzia va a farsi benedire. Ma la cosa ci sta tutta, per un film che gioca con il più estremo dei tabù: la morte. Anche il Mereghetti (in persona e non a forma di libro) lo ha amato. Un corto definito «straordinario». E Albano che promette: «Se la Regione non mi finanzia il prossimo film, mi faccio crocifiggere, nudo, a Potenza nel Rione Betlemme!». C’è un po’ di confusione. E anche questa ci sta tutta. Non ci resta che dire, arcorianamente: Forza Albano! Facce godere…

Damiano Laterza

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