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di ANNA MARIA CARLONI

Scrivo dal treno dopo una giornata di quelle che annichiliscono. Non ho nemmeno avuto il tempo per raccogliermi, per dire a me stessa che la mia amica non c’è più. Non le potrò più parlarenon avrò piu nessuna con cui parlare di tutto con quella intensità che c’era tra noi e che avevamo costruito in 25 anni durante i quali ci siamo sempre volute bene.
Ci aveva presentate Antonio Bassolino. Anche a lui Anna Maria Longo ha voluto un gran bene, come era capace solo lei. Senza riserve con una generosità che non conosceva limiti, ma che bisognava guadagnarsi. Essere una sua amica significava sottomettersi a qualche rimbrotto; io reagivo dicendole, scherzando, che era una grandissima prepotente, ma in realtà si trattava soltanto della sua lucidità ed intelligenza veloce, lei arrivava prima e non ammetteva che per superficialità o pigrizia si commettessero errori banali. Proprio le donne la banalità non se la possono consentire e nella sua vita non c’è stato spazio per superficialità e banalità. Essere sua amica significava, innanzitutto e soprattutto che lei si schierava con te e combatteva e ti difendeva se eri esposta e in pericolo come donna. Certamente era una vera femminista ma soprattutto una persona buona.
Anna Maria non ha avuto nei partiti in cui ha lungamente militato il riconoscimento che avrebbe meritato per la sua intelligenza politica tanto lucida e così capace di costruire buona politica. La ragione è semplice. Era una donna veramente scomoda per i tanti uomini che non amavano misurarsi con lei. E anche per quelle donne che preferivano percorsi soprattutto comodi, senza porsi troppe domande e azzardare impegnative risposte. Per quelli e quelle Anna Maria rappresentava una minaccia. Animava progetti di esistenza liberi e una politica con l’ambizione di produrre e misurare i cambiamenti. Non tollerava l’obbedienza intesa come propensione alla sottomissione e reagiva in tutti i contesti di conformismo alla maggioranza. Era una bipolarista capace di stare al governo o all’opposizione ma incapace di mandare in soffitta la sua intelligenza critica. Insieme a tutto questo aveva certamente dei difetti, ma chi la apprezzava per quelle qualità così preziose e rare, glieli perdonava tutti, anche perché AM univa al peso di tanti talenti una simpatia umana travolgente e contagiosa. Con lei al centro, tutte si sentivano migliori, più forti e capaci e anche un po’ più allegre.
L’ultima volta che ci siamo incontrate è stato in occasione della conferenza stampa per presentare il suo libro che è il suo testamento. I suoi” pensieri leggeri” ora ci faranno compagnia. A me resta il rammarico di non avere organizzato in tempo quel convegno a cui lei teneva tanto. So però che insieme ad altre lo faremo presto perché lo desideriamo per molte ragioni. Io conservo tanti ricordi privati di lei ma ho anche un piccolo film che ho realizzato con il mio iPhone nella sala della giunta provinciale, dove è stato presentato il suo libro, che vorrei condividere. Anna Maria rispondeva alla domanda di una ragazza. Parole preziose contro la retorica della famiglia degne di una grande attrice ma soprattutto una raccomandazione: «State attente a dare senso e finalità alle cose della vita perché senza questo senso tutto diventa banale. La vita diventa sciocca se affidata ad un cinismo che non ha senso. Noi donne possiamo invece motivare le ragioni della vita e questo ha a che fare con l’amore. La cura dell’amore è la cura del vivere». Queste sono state per me, le sue ultime parole.

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