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GIUSEPPE Brindisi è istruttore direttivo del Comune di Potenza. E’ accusato di induzione indebita e di tubativa d’asta. Il gip lo descrive sulla base di una intercettazione telefonica come «arrogante» e convinto «di essere arbitro anche delle scelte gestionali di un’impresa aggiudicataria di lavori, al punto tale da ritenersi l’unico a poter decidere». Secondo quanto ricostruito dal giudice per le indagini preliminari «abusando della qualità e dei poteri esercitati» «induceva il Santoro a consegnarli la somma di 1.500 euro in denaro contante che sarebbe servita a sostenere la società sportiva Asd Virtus Volley, società di cui Brindisi era stato dirigente solo in passato, somma che veniva corrisposta dal Santoro nella convenzione di ottenere dal Brindisi i favori promessi». Secondo Larocca, l’istruttore direttivo del Comune di Potenza avrebbe «abusato» «dei suoi poteri», nell’ambito della procedura relativa ai lavori di riqualificazione del Rione Murate di Potenza (affidati all’Ati Mecca Leonardo – Sabia Leonardo & C. Sas – Eletric motor di Santoro Leonardo) per un importo di 300.000 euro e nell’ambito della procedura per i lavori di ristruttrazione della Biblioteca di Potenza a Largo D’Errico «avendo – scrive il gip – il Mecca ed il Santoro, in relazione alla prima procedura, la necessità di ottenere in sede di fatturazione dei predetti lavori “l’assorbimento del ribasso” e quindi di recuperare il mancato guadagno gonfiando i costi (di tanto davano atto varie conversazione intercettate nelle quali i due imprenditori si ripromettevano, ove il Brindisi non avesse aderito alle loro richieste, di “cominciare a parlare “ col sindaco degli illeciti consumati dal dipendente comunale) ed avendo il Santoro interesse ad ottenere il subappalto dei lavori relativi alla seconda procedura». 

Dagli accertamenti investigativi, la somma che Brindisi aveva intascato da Santoro, non sarebbe andata a finire nelle casse della società di volley. «Questo – spiega il gip – consente di affermare con sufficiente margine di verosimiglianza, che la somma versata dal Santoro al Brindisi sia stata introitata da costui indebitamente, sfruttando la posizione di subalternità dell’imprenditore, tanto da ritenersi la suddetta condotta sussimibile nell’alveo dell’art. 319 quater del Codice penale». 

Il funzionario comunale è accusato anche di turbativa d’asta in concorso con Leonardo Mecca in merito ad alcuni lavori presso la cittadella di Bucaletto per un importo di 23.000 euro. Secondo l’accusa Brindisi avrebbe «indebitamente comunicato» all’imprenditore che il Comune stava per bandire la gara. La circostanza è stata desunta da una intercettazione ambientale del 21 gennaio 2013 «in cui il dipendente comunale, oltre ad anticipare alcuni dettagli della gara, rivelava all’imprenditore che alla gara era stata invitata anche la ditta di Canio Pietrafesa e che era stata sua intenzione di contattare il Mecca nei giorni precedenti per farsi “dare le ditte..cinque ditte” da invitare». La collisione secondo gli inquirenti sarebbe «consistita nel concordare insieme le ditte che dovevano essere invitate a presentare le offerte nonchè le entità delle offerte che sarebbero state presentate». Secondo gli investigatori i due «turbavano il procedimento amministrativo diretto a stabilire il contenuto del bando ovvero gli atti equipollenti al fine di condizionare le modalità di scelta dei contenuti da parte dell’ente comunale».

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