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La candidatura a capitale europea della cultura non è un concorso di bellezza e il traguardo che si vuole raggiungere non è quello di diventare miss Italia. Buccico, dal suo comprensibile punto di vista, si sofferma essenzialmente su tre questioni che mi preme chiarire: l’anima del dossier, la partecipazione dei cittadini e il coinvolgimento delle “menti” della città . La Commissione europea chiede di rispondere a 40 domande che non corrispondono al racconto di chi siamo stati o di chi siamo oggi, ma riguardano il lavoro che vogliamo intraprendere per avvicinare Matera all’Europa. Insomma, dobbiamo dire cosa vogliamo fare per cambiare un modello urbano, per attrarre visitatori (e non semplicemente turisti) che eleggano la nostra città a luogo in cui sperimentare nuove pratiche, in cui immaginare nuovi orizzonti, in cui produrre cultura, innovazione, economia. Ovvero, come abbiamo scritto nel dossier, costruire l’ “abitante culturale”, non necessariamente residente permanente. E abbiamo programmato investimenti importanti in infrastrutture fisiche e culturali, condivise dalla Regione e da tanti Comuni lucani. Per la prima volta un programma siffatto trova la condivisione unitaria delle istituzioni. A me sembra una grande novità.

Per aiutarci a disegnare questo nuovo tragitto abbiamo chiamato un professionista, Paolo Verri, manager culturale, con una grande esperienza nei progetti di candidatura (Piano strategico di Torino, Olimpiadi invernali di Torino, Italia 150, Expo 2015) senza farci influenzare da pressioni politiche che in altri tempi avrebbero probabilmente preso il sopravvento. Abbiamo scelto il merito, il curriculum, l’esperienza, partendo anche da qui per rovesciare i paradigmi che strozzano il nostro Paese, e, in particolare, il Sud.

D’altra parte Matera conosce quanto prezioso sia stato il contributo di “forestieri” (Levi, Olivetti, Quaroni, Pasolini, e così via) per diventare la città che oggi il mondo apprezza. E questo contributo è arrivato soprattutto nei momenti più difficili. Pensiamo allo svuotamento dei Sassi e alla costruzione dei nuovi quartieri. Se in quel tempo avesse prevalso l’autarchia probabilmente oggi non avremmo avuto i Sassi patrimonio mondiale dell’umanità (ci apprestiamo a ricordare i 20 anni dell’iscrizione Unesco) e il tempo si sarebbe fermato agli anni ‘50. L’occhio, l’esperienza, la cultura  di chi viene da fuori può dare un contributo importante. Il prof. Franco Bianchini, del comitato scientifico, ha lavorato per la candidatura di Liverpool essendo italiano e non  inglese. E tante città italiane candidate come Matera hanno affidato la guida a professionisti non autoctoni: Pierluigi Sacco, nato a Pescara, è direttore di Siena 2019;  il presidente del comitato Urbino 2019 è Jack Lang, Innocenzo Cipolletta, originario di Roma, è coordinatore del Comitato Venezia 2019 e così via.

I momenti migliori la nostra città li ha vissuti quando intellettuali, creativi, uomini di cultura, imprenditori hanno eletto Matera a luogo della sperimentazione. Sarebbe ben strano che in questo momento così importante non avvenisse altrettanto.

Dalla nostra storia vogliamo partire per costruire il nostro futuro. Matera si candida non solo per la sua straordinaria storia millenaria, ma anche e soprattutto perché vuole finalmente aiutare se stessa e il Mezzogiorno ad abbandonare quei modelli di pensiero e di vita che per troppo tempo lo hanno tenuto isolato, rinchiuso, imprigionato. Così si sconfigge la cultura assistenzialista e dell’autocommiserazione secondo cui grazie alla costante lamentazione si possono sollecitare le attenzioni verso di sé. E magari ottenere qualche regalia.

Sentiamo la necessità di cambiare questa mentalità quella dei materani, dei lucani, ma anche dei pugliesi, dei campani, dei calabresi. Ecco perché il dossier, il programma parla all’intero Mezzogiorno e,  grazie al lavoro che stiamo compiendo, di Matera si parla in tutta Italia.

Vogliamo che Matera 2019 rovesci il paradigma meridionale del “pianto greco”, sviluppando nuove energie, arricchendosi di esperienze vaste ed internazionali non limitate a piccoli gruppi di opinione, seppur qualificati. Vogliamo che Matera 2019 diventi l’arma per sconfiggere il fatalismo meridionale che per lungo tempo ha frenato lo sviluppo del Sud.

Dobbiamo andare oltre superando i limiti del provincialismo autoreferenziale che ci fa guardare la punta dei nostri piedi e dimenticare l’orizzonte verso cui vogliamo dirigerci.

In questo percorso abbiamo iniziato a coinvolgere la cittadinanza. Abbiamo incontrato centinaia di persone con cui ci siamo confrontati sui principali problemi, sulle risposte possibili, sugli strumenti di pianificazione, dal piano strategico al piano strutturale al Piano di gestione del sito Unesco sperimentando, anche in questa circostanza un nuovo modello di partecipazione. Strumenti di pianificazione che si riflettono direttamente nel dossier di candidatura grazie ai preziosi contributi di persone come Raffaello De Ruggieri, componente del cda del Comitato Matera 2019 e del comitato scientifico, Antonio Calbi, Lorenzo Rota che collabora stabilmente con l’Amministrazione, Amerigo Restucci con cui intratteniamo costanti rapporti. E tantissimi altri: si veda l’ultima di copertina del dossier che contiene i primi 1000 nomi.

Oggi è più che mai necessario non restare sdraiati per terra, bisogna alzarsi, fare tutti insieme questo cammino, difficile, complesso, insicuro, come ogni itinerario nuovo. Esplorare nuove strade, facendo leva sulle certezze che la storia ci ha tramandato, ma volgendo lo sguardo verso orizzonti lontani, misurando la tensione della propria esperienza con quella degli altri, cercando di comprendere i bisogni delle nuove generazioni, immergersi nelle loro complessità, immaginando la costruzione di un futuro diverso e migliore per i giovani. Questa è la ragione vera dell’impegno nelle istituzioni, nella politica, in questa sfida per il 2019 che vale, comunque vadano le cose.

La mattina del 13 novembre saremo “interrogati”, a Roma, al ministero dei Beni culturali dalla Commissione che sta esaminando i dossier delle 21 città. Per questa circostanza, in contemporanea all’audizione, abbiamo organizzato un incontro a Palazzo Lanfranchi per sostenere da Matera i dieci partecipanti all’ ”interrogazione”. Proviamo a stare insieme. Mettiamoci la faccia e mettiamo le mani in pasta perché, come diceva Don Milani, “le mani pulite se tenute in tasca non servono a nulla”.

* sindaco di Matera

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