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CETRARO – Processo Nepetia da rifare per alcuni degli imputati che scelsero il giudizio abbreviato e che sono stati già giudicati dalla Corte d’appello. La novità giunge dal terzo grado di giudizio, la Cassazione, che ha accolto ieri il ricorso della Procura generale per il boss cetrarese Franco Muto, che in secondo grado era stato assolto. Insieme alla sua posizione la Corte suprema, sempre su ricorso dell’accusa, ha rivisto anche l’imputazione di Pietro Giannetti di Sapri, del finanziere Domenico De Luca di Amantea e dei fratelli Gennaro e Salvatore Di Mauro, anche loro assolti dalla Corte di Catanzaro.

Franco Muto, 71 anni, è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Sarebbe stato di supporto nelle attività criminali ai clan di Amantea, dove focalizzata la nota inchiesta penale. 

Le accuse di tale procedimento, in particolare, sono l’associazione a delinquere di stampo mafioso e il traffico di sostanze stupefacenti, nonché di singoli reati contro il patrimonio. Delitti contestati prettamente ad affiliati della cosca Gentile – Besaldo, che opera ad Amantea e nel comprensorio del basso Tirreno cosentino, nonché ad esponenti malavitosi della zona e provenienti anche da Napoli, Sapri e Reggio Calabria.

La Cassazione ha accolto anche i ricorsi presentati dai difensori di Pasqualino Besaldo, Massimo Africano e Alessandro Marigliano, tutti di Amantea, mentre ha confermato il 416 bis, l’associazione mafiosa, per Carlo Samà.

Scendendo nei particolari ai primi tre è stata annullata l’aggravante degli ingenti quantitativi di stupefacente, che comporterà dunque una riduzione degli anni di carcere. A Besaldo si aggiunge anche l’annullamento di un danneggiamento, mentre a Marigliano sono state annullate le intercettazioni telefoniche che sorreggevano l’impianto accusatorio.

Gli atti ritornano adesso alla Corte d’Appello, che dovrà rideterminarsi in base ai rilievi dei giudici della Cassazione.

Questi alcuni degli avvocati del nutrito collegio difensivo: Franco Coppi, Francesco Gambardella, Giuseppe Bruno, Sergio Rotundo, Michele Rizzo, Marcello Manna e Armando Veneto. 

Le pene della Corte d’Appello furono pressoché dimezzate per alcuni in quanto non venne riconosciuta l’associazione finalizzata al narcotraffico. Tra le condanne affievolite più eclatanti quella del boss di Amantea Tommaso Gentile, che sta scontando 10 anni e 8 mesi di reclusione a fronte dei 20 anni inflittigli in primo grado.

Presso il Tribunale di Paola, ricordiamo, volge al termine il processo sull’inchiesta Nepetia a carico dei 22 imputati che non avevano chiesto il rito abbreviato e che quindi stanno seguendo la procedura ordinaria, tra cui l’ex latitante rosarnese Giovanni Amoroso.

 

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