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LAMEZIA TERME – La seconda tappa calabrese  della Carovana antimafie promossa da Arci, Libera e Avviso Pubblico, Cgil, Cisl e Uil,  oggi a Lamezia ha avuto un significato particolare. Il corteo della Carovana infatti, ha iniziato la tappa lametina con un passaggio  davanti al Tribunale di Lamezia Terme (successivamente ha avuto inizio il convegno all’istituto magistrale su “Fare Società: costruire comunità responsabili cultura, legalità democratica, diritti, educazione popolare, giustizia sociale) dove è in corso da più di una settimana un presidio permanente del Comitato cicivo “Salviamo il tribunale” contro l’ipotesi di soppressione in base alla legge delega del Governo sulla revisione delle circoscrizioni degli uffici giudiziari. Davanti a un migliaio di persone in piazza della Repubblica, oltre ad avvocati, studenti, rappresentanti delle istituzioni (tra cui il sindaco Speranza), personale del Tribunale e sindacati,  c’erano anche i magistrati in servizio al Tribunale. Le toghe infatti fuori dal palazzo di certo hanno dato più forza all’iniziativa antimafia ma soprattutto alle manifestazioni a difesa del palazzo di giustizia della terza città della Calabria. Con a fianco «i miei giudici che ho l’onore di rappresentare, i miei collaboratori amministrativi» come li ha definiti, il presidente del Tribunale di Lamezia, Giuseppe Spadaro, rivolgendosi alla Carovana, ha tenuto un discorso particolarmente significativo. «Ho aderito a questa iniziativa perché la ritengo vera, autentica, effettiva, senza un filo di ipocrisia. Mi piace perché – ha aggiunto Spadaro – coinvolge magistrati, forze dell’ordine, l’avvocatura, il personale amministrativo, associazioni culturali e, specialmente, perché coinvolge i giovani e riesce a sensibilizzare i cittadini». 

E ancora: «ricordiamoci che il miglior modo per ricordare le vittime della criminalità organizzata è impegnarsi quotidianamente per il rispetto delle regole, adoperarsi per il ripristino della Giustizia Italiana». Parole forti, dunque, queste pronunciate da un rappresentante dello Stato, quello che appunto intende tagliare sulla giustizia in territori dove la presenza della ‘ndrangheta si è fatta sempre sentire. Per Spadaro insomma «è giunto il momento di spiegare alla gente comune ed ai giovani che i Palazzi di Giustizia sono presidi di legalità, e principalmente possiedono un volto umano». E in particolare sul Tribunale di Lamezia, Spadaro quindi  rimarca che «molti hanno considerato la questione della soppressione come una semplice “scaramuccia locale”, una questione di campanilismo, un tentativo di far prevalere interessi locali a quelli nazionali. Non è cosi. Io ed i miei colleghi siamo scesi qui, oggi, perché è giusto, è una giusta causa perché questo tribunale è uno dei pochi in Calabria, per le sue caratteristiche, a corrispondere pienamente ai criteri suppletivi che ne consentono la permanenza, anzi, la qualità del contenzioso, le peculiarità urbanistiche della città, la sua facile raggiungibilità, la presenza, ahimè, di una delle più agguerrite forme di criminalità organizzata ormai radicata nel territorio, imporrebbe l’espansione della nostra circoscrizione ed il potenziamento della struttura consentendo al nostro Tribunale di divenire ufficio accorpante e non accorpato. Ed anche sotto il profilo economico che, giustamente, sta tanto a cuore al nostro Governo, si risparmierebbe perché, innanzitutto, il nostro edificio, architettonicamente bello e capiente, appartiene al Ministero della Giustizia e non al comune ed inoltre quest’ultimo, coraggiosamente, coraggiosamente, si è recentemente fatto carico degli oneri economici di un eventuale ampliamento dell’organico del Tribunale. Avrei tante cose da dire – ha concluso Spadaro ma debbo fermarmi, mi conosco».

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