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Aveva 27 anni quando entrò per la prima volta in tribunale. Da quel momento per Giuseppe Attimonelli Petraglione, il rapporto con la giustizia non si è mai fermato. Oltre 40 anni di carriera che da ieri si sono fermati, solo sotto il profilo pratico perchè magistrati si resta per sempre.
Al tribunale di Matera, il presidente uscente lascia un gruppo unito, motivato e in grado di affrontare anche i momenti più critici. Dopo sette anni e mezzo, pur rivendicando le radici baresi, ammette: “Oggi mi sento anche un po’ materano. Quando sono arrivato in questa città non conoscevo nessuno – ricorda – e mi sono inserito nell’ambiente in punta di piedi come è nel mio stile trovando un’atmosfera positiva, la capacità di condividere tutto. Nel mondo della giustizia, oggi, senza risorse finanziarie e strumenti, da soli si può fare poco se non con la buona volontà. Serve il giusto ambiente per unirsi e raggiungere gli obiettivi e Matera è l’ambiente perfetto”.
Con l’amministrazione comunale di Matera fino a settembre scorso (quando la competenza sulla manutenzione è stata trasferita al ministero con le ovvie difficoltà burocratiche di comunicazione, ndr.) i rapporti sono stati di grande collaborazione.
“Il sindaco dei miei anni materani è stato Salvatore Adduce mi ha dato piena collaborazione grazie alla quale abbiamo realizzato interventi strutturali, modifiche e innovazioni – aggiunge Attimonelli Petraglione.
All’inizio, però, il clima complessivo all’interno del palazzo di giustizia aveva risentito gli effetti dell’inchiesta “Toghe lucane”. Per il presidente un ostacolo non semplice da superare.
“Quel ciclone fu come una serie di nuvolette inconsistenti che però avevano colpito Matera e creato una situazione fredda, distaccata anche da parte dei magistrati impropriamente coinvolti, indirettamente. Il mio primo obiettivo fu riportare un clima di tranquillità, serenità e collaborazione”.
Il tempo ha fatto il resto. “Si è pian piano ricompattata la situazione fra colleghi turbati da questa inchiesta. Ho dato loro la sicurezza di una guida, una tutela che consentisse il ritorno al lavoro. Fondamentale è stato il lavoro di gruppo di cui mi sento parte ancora oggi. Questa logica è stata utile anche per l’avvocatura che viveva allo stesso modo un clima conflittuale con i magistrati. L’ambiente giudiziario adesso è sereno, produttivo, collaborativo. Con i presidenti dell’Ordine degli avvocati, Buccico, Berardengo e Rocco ho avuto un rapporto positivo – prosegue ammettendo al tempo stesso – I momenti fisiologici di discussione sono stati naturali. Penso ad esempio all’epoca del trasferimenti della sede distaccata da Pisticci a Matera, nel corso del quale ho subìto anche attacchi personali. Alla fine però tutti hanno compreso che la centralizzazione degli uffici giudiziari avrebbe condotto ad un recupero di efficienza”.
La percezione della legge da parte dei cittadini vive anche momenti di sconforto. Lei direbbe, oggi, che la giustizia è uguale per tutti?
“Credo che la gente abbia fiducia nei giudici. Lo dimostra ad esempio uno strumento come la mediazione del processo civile per la quale c’è stata grande collaborazione con la Camera di Commercio e il Cester”.
L’attenzione per le esigenze dei cittadini, affinchè il loro approccio con la giustizia non sia traumatico, sono al centro di una una serie di attività che lo stesso Attimonelli ha sostenuto. Prima fra tutte quella dell’aula per l’ascolto dei minori realizzata in collaborazione con l’associazione CanMiNo, Camera Nazionale Avvocati per la Famiglia e i Minorenni, inaugurata nel dicembre dello scorso anno. “L’iniziativa è rientrata nell’opera di democratizzazione che abbiamo avviato in un contesto di sinergia positiva. Al primo piano sono state realizzate quattro aule rese necessarie per lo spostamento delle udienze di Pisticci. Oggi a Matera si tengono circa 90 udienze a settimana. Il nostro è uno dei pochi uffici giudiziari che ha assorbito la centralizzazione e che ha anche operato una trasformazione del pianterreno dell’edificio”.

Le note dolenti arrivano, però, dal personale. L’organico è in difficoltà da tempo e, come aggiunge Attimonelli Petraglione, “Le nostre numerose richieste sono state tutte sottovalutate”. Ricadute sulla velocità della giustizia ?”Grazie al collega Gaetano Catalani, presidente della sezione penale, la situazione è migliorata fino all’abbattimento notevole dell’arretrato”. Non così nel civile dove, al contrario, proprio per i problemi di organico “Non ho potuto rinforzare questo settore” – ammette il presidente. Da qualche ora questi problemi non lo riguardano più, ma quando ne parla si capisce che c’è una cosa che non cambierà mai: magistrati si resta per sempre.

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