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ADDIO grandi fatturati, addio finanza, addio corsa ai prezzi bassi. Il salotto di Matera riparte dall’estero e riparte dalle origini: qualità, design e “Matera-mix”, cioè quell’insieme di caratteristiche culturali (low profile imprenditoriale, cultura della comunità, rapporto di mutualità con i fornitori) che fino agli inizi del 2000 avevano fatto del salotto di Matera una delle eccellenze produttive italiane.
Appunto fino agli inizi del 2000. Ma della crisi già si sa, quasi tutto. La novità è che nei numeri positivi che da qualche tempo si vanno infilando nel commercio con l’estero, in un quadro competitivo internazionale sul lato della produzione sostanzialmente immutato, c’è un cambiamento profondo nelle aziende e nella loro strategia.
Una sorta di palingenesi. Che parte ovviamente dall’analisi molto severa delle cause della crisi.
E questa trasformazione è proprio più evidente nel luogo dove si fa il mercato, dove si fa il business e si decide, in definitiva, il destino delle aziende: il Salone del Mobile di Milano, il più grande appuntamento nel pianeta con l’arredamento, i complementi d’arredo, l’illuminotecnica e il design (da martedì 14 a domenica 19 aprile).
Al Salone del Mobile ci sono tutti i protagonisti del mobile imbottitito, più o meno fianco a fianco: è quindi visivamente comprensibile lo stato delle aziende, delle scelte che hanno fatto e, anche – considerato che fino a venerdì ci sono solo gli operatori e niente pubblico – dell’appeal sul mercato.
Per Calia Italia, Nicoletti Home e la giovanissima Ego Italiano c’è la fila!
EgoItaliano è l’azienda più giovane ed è figlia della crisi. Proprio da una profonda conoscenza dei motivi della crisi – e ovviamente del mercato del mobile imbottito – è nata nella primavera del 2007 Ego Italiano. Primo salotto venduto a settembre 2007 e sbarco a Milano nella primavera del 2008. Ideatori due ex di peso della Nicoletti spa che in quegli anni andava verso l’abisso del default: il numero uno degli acquisti Piero Stano e il capo dell’area Italia, il nipote Nino Scarcella.
Organizzazione leggera, solo quattro fidatissimi terzisti, co-design tra la struttura interna di progettazione e una serie di designer esterni (Joly, Bonavita…) e prodotto quasi solo in pelle e molto innovativo.
Niente finanza, clienti selezionati e nessuna smania di gonfiare il fatturato e prodotti “tagliati” sui clienti. E ovviamente nessun orpello: l’azienda – per ora – fa salotti, ma già il marchio a Milano è su alcuni complementi d’arredo. Per la serie nessuna strada è preclusa.
Uguale, più o meno, è la filosofia dalle firme storiche. È Saverio Calia a spiegarla: «Massima capacità di adattamento alle esigenze dei clienti». E significa? «Che dello stesso modello possiamo fare un numero infinito di variabili per adattarlo alle richieste». Cioè la fine della serie lunga (prodotti identici, fatti con un numero minimo di operazioni per sfruttare le economie di scala e abbattere i costi), quella organizzazione produttiva e di marketing che ha piegato la manifattura dell’occidente al low cost cinese.
Ed ancora incorporare nei salotti il nuovo stile delle case: «Con l’Ipad si lavora e ci si diverte ovunque liberi dai cavi. Il salotto, inoltre, non è più esclusiva del living». Sale la qualità, sale la fascia di mercato: i salotti di Matera tornano ad essere “riferimento”.
Ancora più netta l’analisi di Giuseppe Nicoletti: «Siamo stati deviati dalla logica dei grandi fatturati. Oggi siamo concentrati solo sul prodotto: nessuna rincorsa al prezzo basso, tanto ci sarà uno in Cina o da qualche altra parte del mondo che venderà a un prezzo più basso del tuo».
Qualità, qualità, qualità: è tutto il mondo del “mobile” che lo ripete ossessivamente al salone milanese, quasi come un mantra ma ancor di più per scacciare il fantasma della Cina, proprio nel momento in cui l’economia cinese flette: -15% l’export a marzo.
La svolta è visibile in tutti i settori: con un unico cruccio. Il mercato italiano non c’è: febbraio e marzo per il salotto sono andati malissimo. In attesa del miracolo (l’Expo?) italiano, i salotti vanno (e andranno sempre più con l’euro debole) all’estero. E infatti anche negli stand “materani” non è l’italiano la lingua più parlata.
Per ora va bene, anzi benissimo, anche così. I salotti Made in Matera non sono finiti, anzi sono tornati ad essere di “riferimento” per stile e qualità. A patto che gli imprenditori continuino a fare gli imprenditori (cosa che, quando vogliono, sanno fare molto bene).

n.s.
Basilicatapost

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