X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

POTENZA – Una festa di compleanno. Un momento di allegria in cui, evidentemente, non mancava l’alcol.

E così una serata tranquilla si è conclusa con una rissa tra un gruppo di immigrati ospitati a rione Lucania. Uno di loro – un ragazzo nigeriano – bloccato dai carabinieri è stato poi trasportato al San Carlo di Potenza, chiaramente ubriaco.

Difficile, per questioni linguistiche, capire il motivo dell’alterco. «Ma chiariamoci: qui nel rione la situazione è costantemente monitorata e finora non abbiamo mai avuto problemi. Del resto capita anche tra noi quando alziamo un po’ troppo il gomito». Orazio Colangelo, presidente del Comitato di quartiere, getta acqua sul fuoco. «In questo rione i ragazzi sono perfettamente integrati».

Ma per Savino Giannizzari, consigliere comunale del M5S, la situazione «deve essere tenuta comunque sotto controllo, al di là dei buonismi o degli strumentalizzatori pronti dietro l’angolo a colpire per screditare chi della questione ne fa un fatto serio, da trattare come tale».

Quello di rione Lucania, «una rissa a suon di bottiglie rotte», secondo il consigliere è un primo segnale da non sottovalutare.
«Purtroppo sono rimaste senza le adeguate risposte le richieste che ho avanzato. Ho chiesto più volte, sia formalmente sia informalmente alla presidente della Commissione consiliare competente per materia, Lucia Sileo, di conoscere i dati precisi riferiti alla situazione degli immigrati a Potenza. Mi riferisco ai così detti richiedenti asilo politico in attesa di essere valutati per poi essere considerati profughi o irregolari. Le mie richieste hanno ricevuto risposte generiche dando, quindi, il chiaro e inequivocabile senso della conoscenza non approfondita di una situazione che potrebbe comunque esplodere, sfuggendo al controllo. Non è accettabile, in una situazione come quella che si vive in città, con ragazzi di altre culture e abitudini, non poter controllare il territorio anche per loro come avviene per qualunque altro cittadino regolare».

Orazio Colangelo i numeri che riguardano il rione al momento più ospitale li ha: «Sono quasi quaranta i ragazzi ospiti qui nel quartiere in diversi appartmanti privati. E queste situazioni sono monitorate costantemente dal Comitato e dall’associazione Manteca».

Un dato certo Colangelo ce l’ha: i diversi arrivi, formati da differenti etnie, fanno emergere a volte qualche contrasto. Così se «quelli di prima si erano integrati molto bene nel quartiere e francamente devo dire che sono stati per tutti un’ottima risorsa, con i nuovi arrivati (perlopiù nigeriani), si nota qualche attrito. Però è un po’ come succede tra potentini e materani, nualla di grave. E lo conferma il fatto che lo scorso 18 luglio abbiamo festeggiato tutti insieme la Festa del Ramadan e non è successo assolutamente nulla».

Il problema vero, secondo Colangelo, è un altro: «Quando i ragazzi hanno potuto rendersi utili lavorando per il rione, nessun problema hanno dato. Se li lasciamo lì a non far nulla – così come accade a tutti noi – la convivenza diventa più complessa. Noi, per esempio, nei prossimi giorni avvieremo un’altra iniziativa in cui sono coinvolti molti di questi ragazzi che hanno aderito ben volentieri: taglieremo l’erba nel rione, per ripulirlo. Per questo dico: non facciamo propaganda. Almeno per questo rione questi ragazzi sono stati un’ottima risorsa. Ma non è che possiamo lasciarli solo a giocare a pallone».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE