X
<
>

Condividi:
6 minuti per la lettura

POTENZA – Dalla Basilicata fino alle spiagge di Santo Domingo e viceversa. Per sfuggire alla giustizia. In una caccia che ogni giorno impegna decine di uomini e mezzi d’avanguardia.
E’ una storia di segni invisibili, parole sussurrate, intuizioni e perseveranza quella dei latitanti lucani e dei loro inseguitori.
Lucani d’origine, come l’ultimo catturato in ordine di tempo, Nicola Cassano, il killer melfitano del maresciallo Marino Di Resta, evaso dal carcere di Porto Azzurro e riacciuffato a novembre in un ristorante del cesenate.
E lucani d’adozione, come Daniel Remus Vergu, rumeno ricercato dal 2003 per una serie di rapine a base di kalashnikov e adrenalina, arrestato a Lavello a giugno dell’anno scorso.
In mezzo tanti altri, traditi da una soffiata arrivata agli investigatori della questura di Potenza, come nel caso del boss londinese di cosa nostra Domenico Rancadore, o dal bisogno di cure specialistiche al Crob di Rionero, come il capobastone di Sibari Leonardo Forastefano.
Tornando indietro nel tempo un primo arresto eclatante può essere fatto risalire al 1995, quando gli agenti della sezione anticrimine della mobile del capoluogo hanno rintracciato a Dignes, nel sud della Francia, Rocco Di Giuseppe, all’epoca 35enne, originario di Anzi, inseguito da un provvedimento di cattura della Corte di appello di Potenza per una condanna a 6 anni, un mese e 26 giorni per associazione a delinquere finalizzata alla estorsione e concorso in estorsione.
Otto anni dopo è toccato a un potentino riconoscere l’accento di casa nella voce dell’uomo che gli infilava le manette dopo la sua fuga in Spagna: Rocco Brindisi, oggi 55 enne, ricercato dal Tribunale del capoluogo lucano per produzione e traffico di sostanze stupefacenti, violenza, minacce e resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento a seguito di incendio, truffa, ricettazione e porto abusivo di armi. Per un a pena di 6 anni, 9 mesi e 21 giorni.
Il 2008 è stato un anno particolarmente fortunato per i “cacciatori” lucani, che a febbraio hanno catturato il boss Leonardo Forastefano (56), su segnalazione dei militari del Ros di Cosenza ai colleghi potentini.
Il fuggitivo, ricercato da luglio dell’anno precedente dall’antimafia di Catanzaro, doveva incontrare i parenti prima di andare al Crob per ricevere delle cure sotto falso nome. Ma sulla strada è stato fermato a un posto di blocco dei carabinieri, e non ha avuto scampo.
A marzo è stato il turno di Agostino Cascone, oggi 38enne, pregiudicato di Castellammare di Stabia, ritenuto affiliato al clan del superboss Ferdinando Cesarano e destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare per concorso in estorsione aggravata dai vincoli mafiosi.
Cascone aveva trovato rifugio in un casolare nelle campagne di Marconia di Pisticci, in zona San Teodoro, dopo una fuga durata 15 mesi. Con i suoi complici che amavano definirsi “gli amici di Ponte Persica”, Cascone era diventato il terrore dei commercianti e degli imprenditori stabiesi e pompeiani ai quali imponevano, sfruttando il nome dei Cesarano, il pagamento di grosse somme di denaro in cambio di “protezione”. Fino a quando gli agenti del commissariato di polizia di Castellammare di Stabia, con l’aiuto degli uomini della squadra mobile della Questura di Matera non lo hanno localizzato.
A luglio invece è toccato a Enrico Zupo, 60 enne napoletano, arrestato a Timisoara, in Romania, grazie alla collaborazione tra gli investigatori campani e i colleghi della sezione anticrimine della mobile di Potenza, in esecuzione di un provvedimento di cattura della Procura Generale di Napoli per una condanna a 6 anni e 23 giorni di reclusione, per traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
Altro colpo degli agenti dell’anticrimine potentina l’anno dopo, quando sono atterrati a Santo Domingo sulle tracce di un melfitano inserito nella lista dei più pericolosi latitanti in circolazione.
Saverio Loconsolo, detto “Erio”, 35 anni, oggi collabora con la giustizia, ma a febbraio del 2010 era ricercato dal gip antimafia di Potenza per associazione per delinquere di stampo mafioso assieme ai vertici del clan Cassotta.
Negli anni successivi è stata sempre la zona nord della regione a rivelarsi l’albergo prediletto per ricercati italiani e non solo. Con qualche eccezione come quella del pluripregiudicato originario di Venosa nel mirino degli inquirenti milanesi per sfruttamento della prostituzione, truffa, millantato credito e contraffazione. E “pizzicato” dai militari della locale compagnia di carabinieri in un rifugio ricavato nella soffitta di casa di mammà, che aveva raggiunto dalla Spagna, dove si nascondeva, in occasione delle festività natalizie.
Due anni dopo gli stessi militari avrebbero messo a segno un altro arresto eccellente, bloccando a Lavello Michele D’Avino, 54 anni, considerato un elemento di spicco del clan camorristico di Somma Vesuviana.
Sulla sua testa pendeva un’ordinanza di carcerazione emessa dalla procura della corte d’Appello partenopea, dopo il passaggio in giudicato di una condanna nei suoi confronti per associazione a delinquere di stampo mafioso. D’Avino, in particolare, è indicato come il referente per le estorsioni su imprese e commercianti sui territori controllati dal clan.
E a giugno del 2013 sempre i militari della compagnia di Venosa hanno catturato Daniel Remus Vergu, 36enne ricercato in tutta Europa per furto aggravato e armi. Armi pesanti utilizzate per mettere a segno moltissimi colpi da dieci anni a questa parte. Tant’è vero che già dal 2003 erano diversi i corpi di polizia che cercavano di stanarlo.
Così si arriva a quest’anno. O a quello che ne resta. Perché a ottobre il latitante a finire in manette è stato il lucano Donato Rollo (46), scappato in Inghilterra, in un sobborgo di Londra, per sfuggire a una condanna a quattro anni e nove mesi di reclusione per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
Ad arrestarlo sono stati gli agenti della polizia d’oltremanica in esecuzione di un mandato di arresto europeo spiccato da Potenza, su indicazione della compagnia carabinieri del capoluogo. Merito di un lungo lavoro di intercettazioni e raccolta d’informazioni a partire dall’avvistamento dei figli di Rollo di nuovo in paese, a Picerno, in occasione della festa di San Rocco.
A novembre è tornato in carcere anche Nicola Cassano, il 46enne melfitano evaso dal carcere di Porto Azzurro dove stava finendo di scontare l’omicidio del maresciallo Marino Di Resta, colpevole soltanto di averlo individuato con i suoi complici in un casolare nella periferia di Pescara. Dopo la rapina a un rivenditore di gioielli.
Quando sono arrivati gli agenti della sezione anticrimine della mobile di Potenza, Cassano era a tavola in un ristorante di Bertinoro, nelle campagne del cesenate, assieme a un altro noto pregiudicato melfitano, che da tempo si è trasferito al nord Vincenzo Di Muro.
Infine a Lavello, meno di 3 settimane fa, è stato arrestato Florin Gabriel Marolicaru, 26enne rumeno su cui pendeva un mandato di cattura internazionale. Lo hanno trovato a lavello i carabinieri della stazione locale, dopo averlo braccato diversi giorni. L’uomo era ricercato perché condannato più volte per furto e violazione di domicilio. E si era venuto a nascondere proprio in Basilicata, dove i fiancheggiatori di tanti fuggitivi restano ancora coperti nell’ombra.

l.amato@luedi.it

 

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE