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POTENZA – Non è di Pino Brindisi la voce captata in una delle intercettazioni al centro dell’inchiesta su appalti e mazzette dell’Antimafia lucana. Per questo il gip Rosa Larocca, su richiesta del pm Francesco Basentini, ieri sera ha revocato l’ordinanza nei suoi confronti per uno dei due capi d’imputazione che gli vengono contestati. Mentre gli agenti della Mobile sono di nuovo sulle tracce di “Mister X”, e nei prossimi giorni non è escluso che sul registro degli indagati finisca anche un secondo funzionario del Comune di Potenza.

E’ destinata ad alleggerirsi la posizione del dirigente dell’Ufficio ambiente del capoluogo ai domiciliari da venerdì. Questa mattina davanti al gip Rosa Larocca il legale che lo assiste, l’avvocato Savino Murro, chiederà di rimetterlo in libertà.

L’interrogatorio era fissato per giovedì assieme a quello degli altri finiti agli arresti, ma è stato anticipato proprio dopo il deposito della nota del pm sull’accaduto: un fatto che lascia ben sperare quanto meno per l’attenuazione della misura nei suoi confronti.

«Dalla lettura degli atti – ha spiegato l’avvocato Murro al Quotidiano – è emerso che l’intercettazione ambientale relativa a una delle ipotesi contestate non è riconducibile al geometra Brindisi che non ha mai incontrato la persona attenzionata dalla procura nella sua autovettura. Si tratta certamente di un’altra persona le cui condotte non possono essere certo ascritte o addebitate al geometra Brindisi».

L’avvocato racconta di essere stato lui a riferire la circostanza al pm che poi ha preso «le più opportune determinazioni».

Murro si dice certo di riuscire a dimostrare la «estraneità» del suo assistito anche quanto al resto, ossia l’accusa di aver intascato una «sponsorizzazione» da 1.500 euro per l’Asd Virtus Volley, in cambio della promessa di un subappalto da «40-50mila euro» dei lavori per la ristrutturazione della biblioteca comunale di Largo D’Errico.

L’avvocato ha intenzione di depositare nel corso dell’interrogatorio della documentazione a riguardo ma si richiamerà anche all’«adamantina condotta tenuta dal geometra Brindisi in trent’anni di lavoro presso gli uffici tecnici del comune di Potenza».

Resta quindi da capire chi sia il personaggio intercettato il 24 gennaio del 2013 nell’auto di uno degli imprenditori del “cartello occulto” individuato dagli investigatori.

L’incontro tra Leonardo Mecca e il suo gancio nell’amministrazione sarebbe avvenuto nel parcheggio davanti alla sede del Comune di Macchia Romana.

«Ti avevo chiamato l’altro giorno». Così la voce registrata dalle microspie degli agenti della mobile. «Perché doveva fare la… quell’altra gara da 23mila euro (…) sempre per Bucaletto (…) Mo’ stamattina è venuto Pino Lisi (dirigente dell’Ufficio gestione patrimonio – manutenzioni e servizi tecnologici, ndr): “Dobbiamo invitare pure a Canio Pietrafesa” (la voce riferisce quello che avrebbe detto l’ingegner Lisi, ndr) Quello se veniva subito l’altro giorno l’avevamo già fatta partire la gara (…) Stamattina è arrivato Pinuccio (…) Mi sa che a quello gliel’ha detto l’assessore».

Al che Mecca gli risponde andando in escandescenze: «E sempre questo assessore davanti ai coglioni. Mannaggia (…) E no, se si mette quello davanti ai coglioni… Manco i cani».

Chi sia l’assessore che avrebbe cercato di imporre «sempre» l’impresa potentina di Pietrafesa nell’ordinananza del gip Larocca non c’è scritto.

Ma nel prosieguo del suo sfogo con il misterioso funzionario del Comune Mecca non esita a proporgli anche una maniera di superare «la pervicacia dell’assessore».

«Se no tu fai finta che mancor sai niente. Tu inviti a Edil termotecnica (la ditta di Leonardo Mecca, ndr), noi invece di mettere il 15 facciamo il 17 (…) Dici: “Uaglio’. No ma qua i ribassi sono pochi: 15%”. Io ti metto il 15-16%. Mo’ possiamo fare lo changer (così nella trascrizione, ndr)? Ci mettiamo daccordo io e te: chi ci può ripigliare? Lisi si incazza? O l’assessore ti può dire qualcosa? (…) Se quello domanda: “Ma che ribasso si fa?” “Uaglio’, qua chi è sta lavorando si lavora sui 15, 13…»

Una trappola bella e buona insomma, per mettere l’assessore e la sua ditta “favorita” davanti al fatto compiuto senza escludere il ricorso a uno «changer» che in italiano significa scambio, come scambio delle buste. Questo è il sospetto degli investigatori che hanno aperto un secondo filone dell’inchiesta sull’appalto da un milione di euro in tre anni che Leonardo Mecca è riuscito ad accaparrarsi in Regione, in cui risulta indagato anche il funzionario che glielo ha aggiudicato. In più hanno iscritto e inviato un avviso di conclusione delle indagini anche a Canio Pietrafesa per una presunta turbativa d’asta su alcuni lavori nel plesso scolastico di via del Popolo, in concorso con altri due imprenditori: Bartolo Santoro e Donato Colangelo, il primo tuttora agli arresti domiciliari e il secondo sottoposto a obbligo di firma in questura.  

E “Mister X”? A questo punto c’è da credere che gli inquirenti non molleranno fin quando non saranno riusciti a capire la sua identità. Come pure le vere interzioni dell’innominato assessore. 

l.amato@luedi.it

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