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Il contributo che, responsabilmente, la Regione Basilicata da infatti al sistema energetico nazionale deve essere giustamente compensato in termini di maggiore occupazione, sviluppo, coesione sociale, attenzione all’ambiente. Oggi ancora di più alla luce della grave crisi che colpisce i nostri territori.  Ritenere sostenibile un aumento del contributo energetico che la Regione Basilicata da alla Strategia Energetica Nazionale senza fare i conti da un lato con le forti preoccupazioni ambientali delle comunità locali e dall’altro con la crescente disoccupazione, senza un protagonismo delle forze sindacali e datoriali non solo è fortemente sbagliato, ma – alla lunga – controproducente ed inefficace, per l’intero sistema Paese.  Per queste ragioni è giunto il momento di aprire a livello nazionale una vero e proprio “Tavolo per la Basilicata”, con spirito costruttivo, ma anche con la determinazione necessaria per chi ritiene, come noi, che il rilancio della Basilicata sia parte di un’unica idea di rilancio economico e sociale del Mezzogiorno e del Paese.

 1)    decreto 12 settembre 2013, in attuazione dell’art. 16 legge n. 27 del 2012

Attualmente il decreto, se non modificato, altro non sarebbe che una beffa. Poiché la finalità dell’articolo è ristorare, con la costituzione di un fondo nazionale finalizzato allo sviluppo e il lavoro, i territori che contribuiscono all’aumento del proprio contributo alla Sen, occorre applicare la quota aggiuntiva sulle imposte all’aumento dei barili estratti rispetto al contributo dato nel 2012. Tradotto:  le estrazioni e l’aumento già previsto delle estrazioni dell’Eni (ricordiamo ad invarianza del numero dei pozzi, anzi con una graduale diminuzione degli stessi) così come la messa in produzione delle estrazioni a Tempa Rossa (e relativi barili), contribuendo all’aumento su indicato, devono pienamente rientrare nelle prescrizioni del decreto (indipendentemente dalla nascita o meno di nuove società, dalla loro sede legale, ecc.) e relativi prelievi fiscali sulle società beneficiarie. Inoltre va assolutamente eliminato il tetto di 50 milioni, rappresentando un limite che deprimerebbe la funzione stessa di incentivo e ristoro, anche rispetto agli stessi andamenti di mercato. Infine, ma non per importanza, il fondo deve esplicitamente poter essere utilizzato anche per progetti strategici di tutela ambientale e della salute.

 2)    Occorre una rivisitazione dell’attuale politica sulla royalties.

Prima di tutto – e soprattutto se non sarà modificato il decreto del 12 settembre – chiediamo un aumento significativo dell’attuale percentuale (la più bassa al mondo). Quindi le risorse derivati dalle royalties vanno, in ogni caso, esplicitamente sottratte dal Patto di Stabilità per permetterne un impiego finalizzato a poche misure. Dentro questa rivisitazione occorre anche modificare l’attuale normativa sulla carta carburanti, operando bene la giusta ripartizione tra aree estrattive e mere aree di stoccaggio e finalizzando le risorse (che altro non sono che il 3% del 10% complessivo delle attuali  royalties) non più all’acquisto di carburante, ma a progetti mirati, in capo alle regioni beneficiarie, per politiche di coesione sociale. Le risorse proveniente dalle royalties, così riunite, devono essere finalizzate a politiche per il lavoro e per il welfare (testo unico per il sostegno al reddito e al lavoro).

 3)    Nuovo contratto di sviluppo

Visto l’importante contributo che la Regione Basilicata fornisce al Paese, il Governo deve impegnarsi, in concorso con le grandi aziende, a partire da Eni e Total e coinvolgendo anche altri grandi player a definire un vero e proprio nuovo Contratto di Sviluppo avanzato per la regione Basilicata, con la promozione di insediamenti industriali manifatturieri per almeno 4-5 mila posti di lavoro, in settori diversi da quelli della mera estrazione petrolifera: bio plastiche, farmaceutica, nuovi materiali, produzioni connesse alle energie rinnovabili, ecc. Insediamenti da incentivare e accompagnare con la compartecipazione della stessa Regione Basilicata attraverso la nuova programmazione comunitaria 2014-2020.  Su questi punti vogliamo aprire un confronto a tutto tondo, pronti a sostenere le nostre ragioni.

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