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PAOLA – Probabilmente sono solo coincidenze, ma sicuramente il caso Asp e lo scandalo dell’ammanco al santuario di San Francesco di Paola, hanno alcuni elementi in comune, che vanno oltre la contemporaneità delle due vicende. Da un lato abbiamo l’avvocato Gaetano indiziato nell’inchiesta sull’azienda sanitaria per le “consulenze d’oro” e fra gli accusatori dell’indagine Flavio Cedolia, ex funzionario amministrativo dell’Asp, con una serie di provvedimenti interni all’amministrazione ed esposti pervenuti all’autorità giudiziaria. 

Dall’altro lato abbiamo, a parti invertite, l’avvocato Gaetano ingaggiato dai frati Minimi nella battaglia legale contro il promotore finanziario Massimiliano Cedolia (fratello di Flavio) indagato nel caso del milione di euro di “offerte sparite” al Santuario. Non solo. La scorsa estate, precisamente nel mese di giugno del 2013, l’avvocato Nicola Gaetano – antecedentemente al simultaneo evolversi (altra coincidenza) del caso Asp e del procedimento sull’ammanco al Santuario – si recava dal magistrato Eugenio Facciolla, applicato alla Dda, e dai carabinieri per sporgere una dettagliata denuncia contro Flavio Cedolia. 
A distanza di poco più di un mese, il 23 luglio del 2013 con incarico verbale, poi formalizzato nei giorni successivi, il legale paolano diventa l’avvocato del Santuario, contro il fratello di Cedolia, consulente finanziario che avrebbe tradito la fiducia dei religiosi. E così possiamo descrivere l’ormai famoso avvocato Gaetano, nella duplice veste di accusatore di entrambi i fratelli Cedolia e accusato nel caso Asp. Ma, al contempo, possiamo dire più o meno la stessa cosa nei confronti dei due fratelli Cedolia: il primo accusatore nell’inchiesta sull’azienda sanitaria, il secondo accusato nel caso San Francesco. Le frasi sembrano un gioco di parole, ma in realtà sono dati di fatto. Anche gli inquirenti hanno dimostrato stupore dinnanzi a tali coincidenze. Coincidenze non penalmente rilevanti, sia chiaro, ma che non si esclude possano essere valutate in un discorso d’insieme, ora che ambedue le inchieste (lo stralcio di indagine sulle consulenze d’oro all’Asp, com’è noto è stato trasmesso dai pm di Cosenza a quelli paolani) si trovano presso lo stesso ufficio di procura, vale a dire sul tavolo del procuratore di Paola, Bruno Giordano. 
ULTIMO TASSELLO – Intanto, proprio nei giorni della Settimana Santa, è arrivato l’ultimo tassello del mosaico composto dal procuratore Giordano e dal sostituto Linda Gambassi, per far luce sulla “sparizione” delle offerte dei devoti. I magistrati attendevano un’ultima risposta da parte della Guardia di Finanza. Risposta che era necessaria per chiudere il cerchio e che adesso è arrivata. La procura si appresta, quindi, a dare un impulso decisivo all’inchiesta, partita l’anno scorso ad agosto, a seguito di un articolo del Quotidiano. E non è detto che l’impulso sia semplicemente un avviso di conclusione indagini, che al momento, si ricorda, riguarda quattro soggetti (tre nella sostanza, vista l’età avanzata della quarta persona coinvolta, la zia di Cedolia, verosimilmente inconsapevole su alcune situazioni incriminate). L’indiziato chiave è ovviamente Massimiliano Cedolia, come accennato, promotore finanziario di fiducia del frati Minimi, che all’insaputa dell’economo del convento, avrebbe effettuato investimenti in borsa e bonifici “privati” prosciugando così il conto in banca dove erano state depositate le offerte dei devoti di San Francesco.
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