X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

COSENZA – Una sfilza di 30 e 30 e lode, ma senza sostenere di fatto l’esame. La materia è quella di Storia della Filosofia. La Facoltà è quella di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria. E’ una delle materie (le altre sono Storia del pensiero scientifico, Bioetica, Filosofia della scienza, Istituzioni di filosofia del diritto e Semiotica degli audiovisivi) cui si è concentrata l’attenzione delle Procure di Cosenza e Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta “Centodieci e lode” e sulla quale si è materializzata la clamorosa svista da parte di chi ha manomesso lo statino, facendo risultare come superato l’esame, aggiungendo però la firma del professore che era andato in pensione un anno prima. 

L’ex titolare della cattedra è stato sentito dal pm Antonio Bruno Tridico, della Procura di Cosenza. Il docente non ha riconosciuto come sue le firme apposte sugli statini «E comunque – ha aggiunto – io in quel periodo da almeno un anno ero in pensione…».  Un grave errore da parte del falsificatore. Per i magistrati è la prova del raggiro.

Le indagini “Centodieci e lode”, come ormai noto, sono ampiamente chiuse. Mancano solo le notifiche. Pare che i diretti interessati saranno “avvisati” i primi di settembre. Gli indagati sono in tutto 76, quasi tutti studenti e laureati. Alcuni si sarebbero adoperati nel fare carte false per laurearsi senza tante difficoltà e utilizzare il diploma per l’avanzamento di carriera. Ci sarebbero nomi grossi, che se confermati farebbero letteralmente saltare dalla sedia l’opinione pubblica. Il sospetto di fondo, si legge nei relativi capi di imputazione, è che essi, «in concorso con personale in servizio presso la segreteria della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria, con più azioni esecutive di una medesima risoluzione criminosa, anche in tempi diversi perpetrate», si sarebbero attivati per formare una serie di falsi verbali d’esame.

Gli studenti sott’inchiesta, sempre secondo il pm Tridico, figurano, insieme ad alcuni componenti del personale di segreteria, come «istigatori e beneficiari delle illecite falsificazione». L’ipotesi d’accusa madre è racchiusa nell’articolo 476 del codice penale, ossia falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. 

IL SERVIZIO COMPLETO, A FIRMA DI ROBERTO GRANDINETTI, SULL’EDIZIONE CARTACEA DI OGGI DEL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE