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PAOLA – Sembrava il solito cumulo di immondizia ad aggravare il già precario stato ambientale dei nostri posti, invece quello che si è presentato agli occhi esterrefatti dei passanti è stato uno spettacolo ancor più inquietante: numerosi scatoloni colmi di indumenti, scarpe, borse, e quanto altro, presumibilmente destinato ad opere umanitarie, abbandonati aperti nel tratto finale del lungomare nord di Paola, in prossimità del ponte “regina”. Imbarazzante di per sé lo spreco di tanto abbigliamento inutilizzato, la mortificazione e lo sdegno però emerge con forza e rabbia quando qualcuno si rende conto e legge che su alcuni scatoloni vi è scritto Kosovo. Quasi certamente una raccolta umanitaria destinata ad una popolazione martoriata, che in attesa di beneficenza tutta italiana, apprenderà che l’intera opera di carità almeno per ora non giungerà mai a destinazione. 

Subito avvertite le autorità competenti, Capitaneria di porto, Polizia municipale, carabinieri della stazione di Paola, le stesse avvieranno indagini e presumibilmente verrà aperto un fascicolo contro uno di quei fenomeni assolutamente disdicevoli e aberranti di presunti aiuti umanitari il cui scopo ultimo oggi viene letteralmente buttato a mare. Quelle immagini, quei sacchi e scatoli colorati con su anche scritto Kosovo,  hanno avuto per molti lo stesso effetto che sortisce un pugno nello stomaco, che in questi tempi di recessione, sacrifici di famiglie, disoccupazione, imprenditoria fallita, lascia profondamente il segno, una ferita che non si rimargina.

 

 

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