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«Il pasticcio dei rimborsi per promuovere la produzione ed il consumo di latte d’asina si presentava, già ad una prima lettura, uno dei tanti provvedimenti regionali volti a favorire un unico soggetto».

La denuncia è di Gianni Rosa, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, che spiega il funzionamento delle “Azioni a sostegno della sicurezza alimentare, della tracciabilità e della qualità delle produzioni di origine animale”.

«Avevamo messo in rilievo le “inconsuete” modalità con le quali il contributo veniva erogato. Basta, infatti, presentare da parte dei produttori delle fatture di vendita del latte d’asina intestate alla Regione Basilicata allegando delle dichiarazioni ciclostilate di cittadini che “asseriscono” di avere diritto al contributo. E il gioco è fatto».

Dalla documentazione visionata, però, denuncia Rosa, è emerso che le aziende che hanno richiesto il contributo sono due.

«Nella documentazione presentata dalle aziende non c’è nulla che attesti l’effettiva necessità “medica” delle famiglie ad acquistare il pregiato latte d’asina».

«È evidente che qualcosa non va nel sistema. La Regione dovrebbe pagare ai produttori il latte acquistato dalle famiglie lucane, ma se le risorse stanziate non riescono a compensare il totale di fatture presentate, chi pagherà la restante parte? La Regione stanzierà ulteriori fondi per aiutare i fortunati produttori? Oppure lascerà che alcune fatture rimangano senza copertura?».

A partire da questi dubbi Rosa ha presentato un’interrogazione al presidente della Giunta Regionale affinché ci faccia sapere cosa intende fare per evitare «questa gestione allegra del denaro pubblico».

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