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PARGHELIA (VV) – «Ho paura ma voglio capire», aveva detto Maria Brosio dopo che una bomba aveva danneggiato il municipio del suo paese. Ora il sindaco è finito ancora di più nel mirino: la notte scorsa, intorno alle 2.30, proprio sotto l’abitazione estiva del sindaco, avvocato di professione e dal novembre 2009 alla guida dell’amministrazione comunale, qualcuno ha cosparso del liquido infiammabile sulle due auto di proprietà della donna e poi ha appiccato il fuoco. Le vetture parcheggiate in via Garibaldi, una station wagon Citroen e un’utilitaria Nissan, entrambe di colore nero, sono state completamente distrutte. E’ stata la stessa Brosio ad accorgersi del rogo e ad avvisare vigili del fuoco e carabinieri. 

I fatti. L’attentato è stato messo a segno proprio in pieno centro abitato. I malviventi hanno agito non curanti della possibilità di essere scoperti. Non avrebbero utilizzato del liquido infiammabile anche perché non sarebbero state rinvenute tracce dai vigili del fuoco e dai carabinieri della Compagnia di Tropea.  In base ai primi accertamenti, tuttavia, sembrerebbe assodato che gli attentanti siano due distinti e separati. Vale a dire l’incendio è stato appiccato ad entrambe le auto e non ad una sola poi estesosi all’altra. Un messaggio ancor più grave quello che gli autori del gesto hanno voluto lanciare all’amministratore locale. Amministratore che ieri ha ricevuto la visita del prefetto Michele Di Bari che appena appresa la notizia ha deciso di recarsi a Parghelia per testimoniare la vicinanza dello Stato al sindaco Brosio esortandola a proseguire la sua attività amministrativa anche in presenza di episodi di questa gravità. «È chiaro – ha affermato il rappresentante istituzionale del governo – che svolgere il ruolo di amministratore in un contesto particolare come quello vibonese non è semplice, è chiaro che è più facile commettere un attentato che arrivare a scoprirlo, ma è altrettanto chiaro che lo Stato è presente su questo territorio e ciò è testimoniato dalle operazioni più o meno importanti che sono state condotte in passato e che verranno messe in atto in futuro». Poi un’esortazione alla comunità a collaborare con le forze dell’ordine perché «un particolare che a voi può sembrare irrilevante per gli operatori di polizia può rappresentare una traccia importante».

Maria Brosio, ancora scossa per quanto avvenuto, ha parlato «di episodio gravissimo», di atto «vile ed incivile» che però non la indurrà ad abbandonare la sua esperienza amministrativa.

Intanto per domani sera alle 19, è prevista una messa alla quale prenderanno parte, oltre alla comunità pargheliese anche i rappresentanti istituzionali, politici e delle forze dell’ordine. Tra questi anche il prefetto Michele Di Bari che vorrà parlare alla popolazione. 

I precedenti. Meno di un mese fa, il 9 luglio, altre fiamme hanno colpito il portone di casa di Francesco Grillo, 57 anni, assessore al bilancio della giunta Brosio. «Non so proprio a cosa possa essere ricondotto questo episodio, tendo comunque ad escludere che possa essere fatto risalire alla mia attività istituzionale. Potrebbe darsi, tuttavia, che abbia a che fare con il Comune nella sua interezza» aveva dichiarato l’uomo. E il Comune, in effetti, è palesemente sotto assedio dal 29 giugno, data in cui l’ordigno di medio potenziale, allo scoccare delle 3 di notte, ha colpito una delle facciate del municipio. Un brutto segno, peggio di quello dello scorso anno, quando fu incendiata l’auto al capogruppo di minoranza Pino Vita.

E così Parghelia, poco più di 1.300 abitanti, ritorna alla ribalta e diventa un luogo simbolo. Gli attentati, dal 2004 a oggi, si sono ripetuti con regolare cadenza. Gli ordigni, le cartucce lasciate sulle porte, gli incendi delle auto. Attentati senza mai un colpevole, senza mai verità. Salvo poi diventare un elemento a carico degli amministratori per lo scioglimento del consiglio per infiltrazioni mafiose, nel settembre del 2007. Il sindaco Brosio è stata eletta nel novembre del 2009, una volta finita la gestione commissariale.

 

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