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REGGIO CALABRIA – Gli avvocati Lorenzo Gatto e Giuseppe Lupis, legali del direttore de “Il dibattito” Francesco Gangemi, arrestato sabato scorso, hanno presentato al Tribunale misure di sorveglianza un’istanza di scarcerazione per il loro assistito per motivi di salute. Gangemi, 79 anni, è invalido civile al 100% ed è stato malato di cancro. Il giornalista è stato arrestato su disposizione della Procura generale di Catania per scontare 2 anni per diffamazione aggravata a mezzo stampa. 

OTTO CUMULI DI PENA. Il direttore è stato prima condotto alla Questura di Reggio e successivamente trasferito alla casa circondariale “San Pietro”. Il giornalista deve scontare due anni di reclusione per otto sentenze definitive emesse in diverse procure calabresi e siciliane per il reato di diffamazione a mezzo stampa. Tra i cumuli pene spunta anche una condanna ad un anno di reclusione per falsa testimonianza emessa dal tribunale di Reggio Calabria il primo marzo del 1997. I fatti, in questa unica circostanza, non riguardano l’attività giornalistica, ma quella politica. I fatti risalgono al 1992 quando un terremoto giudiziario investì la giunta comunale reggina guidata dal sindaco democristiano Agatino Licandro per un presunto abuso amministrativo riguardante l’arredo urbano: il processo si risolse con una generale assoluzione per gli assessori. 
L’allora primo cittadino (finito in manette per l’accusa di aver preso tangenti da una ditta per la fornitura di fioriere del valore di 90 milioni di vecchie lire) decise di collaborare con la giustizia e rendere delle dichiarazioni che consentirono ai magistrati di far luce su questioni importanti della vita politica e cittadina. All’epoca Gangemi era consigliere comunale e dopo le dimissioni di Licandro fu sindaco per sole tre settimane nel corso del mese di luglio del 1992. Prima della tangentopoli reggina aveva denunciato nell’aula consiliare di Palazzo San Giorgio che in qualche stanza del comune le valigette entravano piene di soldi e ne uscivano vuote. Al processo che ne scaturì, interrogato dal giudice, si rifiutò categoricamente di rivelare le fonti di quanto aveva denunciato in consiglio. Il giudice lo condannò a un anno di reclusione per falsa testimonianza. 
Da 35 anni Gangemi è direttore de “Il dibattito”. Nel corso della sua attività ha incassato otto condanne definitive: dalla Corte d’Appello di Reggio (l’8 febbraio del 2006; il 28 novembre del 2006, il 18 febbraio del 2010; il 17 novembre del 2010); dalla Corte d’Appello di Catania (il 10 gennaio del 2011; il 10 luglio del 2013), dal Tribunale di Cosenza (il 28 settembre del 2012). Gangemi è stato rinchiuso in carcere per aver omesso «di presentare l’istanza per la concessione delle misure alternative alla detenzione nei termini prescritti». Il cumulo delle pene risulta essere pari a sei anni di reclusione a cui vanno sottratti tre anni per i benefici dell’indulto (ex legge n.241 del 2006) e un anno dedotto per i periodi riconosciuti fungibili (aveva espitato dal 9 novembre del 2004 al 9 novembre del 2005) una condanna emessa il 3 novembre del 2004 dal Gip di Catanzaro. 
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