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POTENZA – Condanna confermata: per una decina di libretti al portatore trasferiti dalle casse esanimi della Hdc del sondaggista Luigi Crespi, un attimo prima dell’assalto dei creditori. Risultato: per i prossimi 10 anni il patron di Datacontact e Trm, nonché grande sponsor del neo sindaco di Matera, Angelo Tosto, dovrà lasciare la guida delle sue imprese, rinunciando per sempre a qualsiasi carica elettiva.

IL VERDETTO

Si è chiuso così, nei giorni scorsi, per il poliedrico imprenditore materano il processo per la bancarotta da 40 milioni della Hdc. Con il deposito delle motivazioni della sentenza della Corte di cassazione dopo il verdetto pronunciato il 16 giugno. A meno di 24 ore dalla trionfale camminata in via del Corso, a braccetto del neo primo cittadino Raffaele De Ruggieri. Nella grande festa della notte del ballottaggio.

I giudici hanno respinto il suo ricorso contro le decisioni di primo e secondo grado, rinviando per una nuova udienza d’appello soltanto le posizioni degli altri imputati. Incluso il commercialista Ascanio Turco, pugliese ma da tempo residente nella città dei Sassi.

Tosto è stato condannato a 3 anni di reclusione per bancarotta, a causa di un’operazione finanziaria datata 2004. Di qui l’applicazione dell’indulto varato nel 2006 proprio per le condanne fino a 3 anni, che però fa salve le pene accessorie. In questo caso: «l’inabilitazione dall’esercizio delle imprese commerciali», e l’«incapacità ad esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa per la durata di 10 anni». Da sommare allo spettro della Legge Severino che prevede l’incandidabilità per chi abbia riportato condanne per reati non colposi superiori a due anni.

L’ACCUSA

«La contestazione – scrivono i giudici della Suprema corte – riguarda il prelievo (in data 2 e 3 ottobre 2003 ovvero in piena crisi della società) dal conto corrente di Hdc, ad opera di Luigi Crespi, dell’importo di 150mila euro, utilizzati per la costituzione di quindici libretti al portatore emessi dalla Banca Sella su ordine del presidente, versati alla società controllata Datacontact, all’epoca amministrata da Angelo Raffaele Tosto, ed incassati in data 26 novembre 2003 a pagamento di un credito inesistente da quest’ultima vantato verso la World research srl, anch’essa controllata di Hdc spa».

Inutili si sono rivelati i tentativi dei legali di Tosto e del suo vecchio socio Crespi di dimostrare che l’operazione andava giustificata con «la pregressa sussistenza di un debito di Hdc verso la controllata, cui sarebbero confluiti i fondi asseritamente distratti».

I RICORSI

I giudici della Cassazione hanno ribadito quanto affermato dai giudici in primo e secondo grado, per cui: «tale prospettazione è destituita di fondamento, non solo per la mancanza di documenti idonei ad attestare l’effettiva esistenza del rapporto obbligatorio sottostante (che non può essere superata da dichiarazioni indirette e vaghe degli ex-dipendenti)», e «ad ogni buon conto – l’esistenza del debito – non avrebbe in alcun modo escluso la rilevanza penale dei fatti accertati». Evidenziando quanto affermato dalla stessa difesa di Crespi che «finisce per riconoscere che la condotta dell’imputato non è esente da censure, quanto meno “per avere movimentato del denaro in un momento di conclamata crisi”».

«E’ di tutta evidenza – insistono – che gli argomenti offerti dalla difesa non valgono a mutare le puntuali conclusioni del Tribunale, laddove osserva che la ricostruzione dell’operazione porta a ritenere pacificamente provata la natura distrattiva di quel pagamento, “trattandosi di provvista indebitamente confluita nella disponibilità di una controllata in assenza di giustificazione sottostante”».

Ai magistrati di Piazza Cavour Tosto aveva denunciato il rigetto dei giudici d’Appello rispetto alla sua istanza di escussione di un consulente tecnico sull’operazione contestata. Ma anche su questo la sentenza riprende quanto affermato nella decisione di secondo grado, per cui la difesa: «nulla dice a fronte delle pertinenti valutazioni con cui in motivazione viene stigmatizzata l’inverosimiglianza di una simile operazione tra due controllate, sia dal punto di vista razionale, sia da quello  economico/finanziario, attesa l’entità dell’importo in relazione alle condizioni finanziarie in cui versava World research, all’assenza di interessi ed alla durata del prestito; circostanze cui si aggiunge, quale ulteriore elemento anomalo sintomatico della provenienza dei libretti e dello stato di insolvenza di Hdc, la contestuale presenza di Cimenti (Andrea, -ex cda, ndr) in entrambe le società coinvolte (World research e Datacontact), e il ruolo di Tosto quale membro del CdA di Hdc fino al 24/11/03 (benché non operativo)».

L’ACCORDO

«Tutti questi convergenti elementi – conclude la Suprema Corte – valgono a provare l’esistenza di un preventivo accordo tra gli artefici dell’operazione, volto a dare apparenza di legittimità a quell’uscita di denaro dalle casse della controllante, che, quindi, ha natura chiaramente distrattiva».

Tosto si è sempre difeso dalle accuse della procura di Milano rivendicando la correttezza dell’operato suo e del vecchio socio, nonché amico Crespi: lo spin doctor del “contratto con gli italiani”, firmato da Berlusconi negli studi di Porta a porta, che nel 2010 l’aveva sostenuto anche nella sua candidatura a sindaco della città dei Sassi.

Ad oggi il sito internet di Datacontact lo indica ancora come il presidente della società, che vanta «oltre 1.400 i dipendenti e collaboratori, operativi su 4 sedi italiane (Matera, Milano, Bari e Potenza)».

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