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POTENZA – I vescovi di Potenza, coloro che hanno guidato la Diocesi nell’anno in cui Elisa Claps scomparve e nell’anno in cui fu ritrovata morta nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza, per il giudice del Tribunale di Salerno, Elisabetta Boccassini – che il prossimo 8 novembre giudicherà, con rito abbreviato, Danilo Restivo, unico imputato per l’omicidio di Elisa – non sono da citare come responsabili civili.
È stata infatti respinta la richiesta di citazione presentata dal legale dei Claps, l’avvocato Giuliana Scarpetta. Un passaggio, questo, che non ferma i Claps come ha ribadito a stretto giro lo stesso avvocato Scarpetta: «Andiamo avanti perchè non abbiamo alcuna intenzione di fermarci a Danilo Restivo. Vogliamo far luce sulle coperture, sui silenzi colpevoli».
La richiesta era stata depositata per monsignor Ennio Appignanesi, vescovo di Potenza dagli anni novanta al 2001, e per il suo successore monsignor Agostino Superbo, e aggiunge un retroscena al tentativo di espellere i legali rappresentanti della curia potentina dal processo per l’omicidio di Elisa iniziato lo scorso luglio a Salerno, dove avevano annunciato di stare valutando la possibilità di costituirsi loro stessi come parti offese nei confronti di Danilo Restivo.
«Secondo il codice canonico – spiega l’avvocato Scarpetta – il vescovo ha un dovere di vigilanza sulle chiese della Diocesi. Poichè entrambi i vescovi hanno ammesso nel loro esame testimoniale che la chiesa della Santissima Trinità era sfuggita al loro controllo per la resistenza del parroco don Mimì Sabia che non ammetteva ingerenze, e poichè si è visto che entrambi i vescovi non hanno utilizzato gli strumenti che avevano per esercitare il loro dovere di controllo, come l’avvicendamento del parroco, noi li abbiamo ritenuti responsabili civili di quello che è accaduto nella chiesa della Santissima Trinità. Una chiesa dove è stato consentito che Elisa fosse uccisa e che per 17 anni il suo corpo rimanesse lì. Una chiesa dove è risaputo che don Mimì non permise l’ingresso neanche ai parroci a cui si erano rivolti i familiari di Elisa».
Elisabetta Boccassini, giudice del procedimento abbreviato ha, però, respinto la richiesta. Nel caso in cui fosse stato vivo don Mimì Sabia, questa la posizione del giudice, solo lui poteva essere considerato responsabile civile, nel senso che nei suoi confronti si sarebbe potuto intentare una causa di risarcimento. Peraltro, ha spiegato sempre il gip Boccassini, non essendo Danilo Restivo organico della Curia, i vescovi non hanno alcuna responsabilità.
«Noi non ci fermiamo e non ci fermeremo – ribadisce, ferma, il legale dei Claps, Giuliana Scarpetta – Restivo è il colpevole, l’esecutore materiale dell’omicidio di Elisa. Ma ci sono tanti che lo hanno aiutato, che sapevano e non hanno parlato. È su questi silenzi colpevoli che non continueremo a lavorare per fare luce su tutto».

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