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«DA domani, io e altri pazienti, tra cui tanti bambini, ci vedremo costretti a iniettarci l’insulina utilizzando le siringhe» e questo fosse anche per un solo giorno «è una questione molto problematica per la nostra salute». Così una signora di 55,  anni diabetica da 28, nel denunciare una caso di mala sanità provocata da  mala burocrazia  che affligge i pazienti diabetici che come lei sono curati con un microinfusore – microinfusore che alla cinquantacinquenne potentina è stato impiantato nel marzo del 2009 –  che serve a iniettare nell’organismo l’insulina nell’arco delle 24 ore.

Ed è proprio attorno al microinfusore, o meglio gli aghi e le cannule che servono per far sì che l’insulina entri in circolo nell’organismo, che ruota la storia di mala sanità, o meglio  di mala burocrazia.

Ogni sei mesi, infatti, «io – racconta la donna – come altri pazienti ci rechiamo al poliambulatorio “Madre Teresa di Calcutta” dove opera il nostro medico: il diabetologo Giuseppe Citro».

A Citro spetta la compilazione della prescrizione «affinché la Asl ci fornisca quelli che vengono definiti sanitari».

Presidi sanitari che nel caso specifico, come detto, sono un kit di aghi e cannule oltre che il serbatoio che serve da collegamento. Kit «a cui abbiamo diritto ogni sei mesi».

Una volta che il diabetologo Giuseppe Citro ha compilato la prescrizione «noi dobbiamo presentarla  alla Asl di corso Umberto dove si trova l’ “Ufficio presidi”. Ed è qui che la mala burocrazia degenera in mala sanità perché il responsabile dell’ufficio dovrebbe firmare l’autorizzazione e inoltrare la richiesta alle ditte fornitrici che a loro volta poi    provvedere a consegnare «quei presidi a noi pazienti».

Insomma senza quella firma ci si può dimenticare di avere aghi e cannule da utilizzare nell’arco dei sei mesi.

Tenendo conto dei tempi “tecnici” tutti i pazienti  come la signora di cinquantacinque anni  provvedono per tempo a rivolgersi al diabetologo del poliambulatorio in modo tale da non ritrovarsi alla scadenza del semestre sprovvisti di quanto necessario alla loro sopravvivenza perché il «rischio di coma diabetico è dietro l’angolo».

Lo scorso 8 agosto la cinquantacinquenne consegna all’ “Ufficio presidi” dell’Asl la sua richiesta. Lei, come hanno imparato a fare tanti altri pazienti, si è mossa per tempo onde evitare di ritrovarsi senza quel kit di sopravvivenza.

Passano i giorni ma di aghi, cannule e serbatoio neanche l’ombra.

La donna vuole capire cosa è successo e lo scorso 9 settembre contatta telefonicamente la “Medical center” – una delle ditte che consegnano i presidi – e chiede se ci sono stati problemi. Dopo un controllo la risposta che viene data alla donna e sintetizzabile in una sei parole: la sua richiesta non è pervenuta.

Come è possibile? «Presto detto. Il giorno dopo ho contattato l’ “Ufficio presidi” e mi è stato comunicato  che la mia richiesta – e quella di altre persone comprese quelle di  alcune mamme per i propri figli – non era stata firmata». Perché? «Stando a quanto mi hanno riferito il responsabile avrebbe addotto la sua mancata firma a dei cambiamenti intervenuti nelle procedure burocratiche».

Dopo urla e proteste lo scorso 10 settembre quella firma è stata apposta e la richiesta inoltrata alla ditta.

Insomma la vita di questa donna e di quei bambini che si sono trovati nella sua stessa situazione è appesa a un “filo”. Questione davvero di pochi giorni «perché se entro martedì prossimo aghi e cannule – ha concluso la donna – non ci verranno recapitate dovrebbe fare ricorso alle iniezioni di insulina» e il «nostro organismo, ormai abituato alla microinfusione H24 potrebbe risentirne gravemente».

al.g.

a.giammaria@luedi.it

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