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REGGIO CALABRIA – Depressione e insonnia per un disturbo fisico. E per questo motivo il boss di Rizziconi, Teodoro Crea, alias ’u toru, meritava di lasciare il carcere di Parma, dove è in regime di 41 bis, per andare ai domiciliari. Questo secondo l’istanza, supportata da una perizia medica, presentata dai suoi legali. Ma per il gip di Reggio Calabria, Adriana Trapani, le condizioni di salute del mammasantissima di Rizziconi sono compatibili con il regime carcerario. Sulla misura alternativa al carcere aveva già dato parere negativo la Dda di Reggio Calabria, coordinata dal procuratore Federico Cafiero de Raho. In particolare era stato il magistrato Alessandra Cerreti ad esprimere la sua netta contrarietà ai domiciliari per Crea a seguito della perizia conferita dalla Procura a Giulio Di Mizio. Secondo il medico legale «permane un giudizio di compatibilità delle condizioni di salute di Crea Teodoro rispetto alla detenzione carceraria, purchè il detenuto venga costantemente ed adeguatamente assistito per le patologie di cui è affetto». 

Le conclusioni di Di Mizio erano state poi contestate dal consulente di parte Francesco Bruno. Osservazioni da parte di quest’ultimo che non hanno convinto il gip Trapani. Per il giudice le possibilità assitenziali offerte dal penitenziario di Parma «appaiono in grado di rispondere alle esigenze di tutela delle condizioni di salute del Crea, affetto da patologie di natura cronica, che, in quanto tali, non lasciano prevedere alcun evoluzione del quadro in termini di aggravamento» Sulle motivazioni, infine, per cui il boss deve restare in galera, il gip Trapani non utilizza mezze parole. 

Per il boss Crea persiste «il concreto pericolo di inquinamento probatorio, il concreto pericolo di fuga e di reiterazione delle condotte criminose». E’ una decisione che riveste una certa importanza nello scenario della criminalità organizzata dalla Piana di Gioia Tauro. 

Crea è un capo molto rispettato a Rizziconi, tanto che a novembre dello scorso anno la processione di San Teodoro lo avrebbe “omaggiato” nei pressi della sua abitazione. Una vicenda che ha portato la Dda di Reggio Calabria ad aprire un fascicolo (così come è avvenuto per Oppido Mamertina, San Procopio e Scido).
La cosca Crea controlla anche i respiri della comunità di Rizziconi. Da anni decide tutto. A capo dell’organizzazione crimnale c’è Teodoro Crea, 75 anni, da anni costretto a vivere su una sedie a rotelle dopo essere scampato a un agguato. Da giugno scorso è ristretto al 41 bis. Il boss Crea era già stato condannato nel 1979 per associazione mafiosa, ma nonostante ciò aveva continuato a dirigere il clan e a impartire comandi.

Crea venne arrestato il 3 luglio del 2006, in un agrumeto, a Castellace di Oppido Mamertina, nel corso di un summit con altre sette persone (tra cui Domenico Rugolo e Francesco Mammoliti, ritenuti esponenti della cosca Mammoliti), tutti seduti a tavola all’ombra di un grande fico, mentre mangiavano insalata di pomodori, salame e formaggio. 

Vano fu il tentativo del Rugolo di caricarsi in spalla Teodoro, per fuggire. In realtà, secondo l’inchiesta “Saline” della Dda di Reggio Calabria, Rugolo aveva inscenato solo una tragedia, per fingere lealtà nei confronti dell’ex alleato, di cui invece si voleva liberare. Sarebbe stato uno dei generi di Rugolo, Antonino Princi (poi saltato in aria con un’autobomba il 26 aprile del 2008), a darsi da fare per liberarsi di Crea, «facendolo arrestare attraverso una ben congegnata attività collaborativa con le Forze dell’Ordine condotta senza opporsi direttamente», come sottolineò l’allora Procuratore capo di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone.

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