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LA Federazione nazionale delle Associazioni antiracket ed antiusura italiane (Fai) si costituirà parte civile nel processo che inizierà domani, a Catanzaro, ad esponenti della cosca di ‘ndrangheta dei Giampà di Lamezia Terme, scaturito dall’operazione «Medusa» che nel giugno scorso portò all’arresto di 36 persone.

Sarà il presidente nazionale della Fai, Tano Grasso, a presentarsi in aula per chiedere la costituzione di parte civile e «per essere al fianco di tutti gli imprenditori che hanno deciso di denunciare».   Il processo, secondo Maria Teresa Morano esponente nazionale della Fai e dell’antiracket della Calabria, è «una vera e propria opportunità per liberare il territorio dal racket. Alla sbarra è andato un intero clan che condizionava una parte significativa della città e l’associazione antiracket ha sicuramente avuto un ruolo importante visto che cinque imprenditori che aderiscono all’Aia di Lamezia Terme non solo hanno denunciato ma si costituiranno parte civile, così come farà anche l’associazione lametina».  

«L’auspicio – ha concluso la Morano – è che sia solo l’avvio di una serie di denunce e di processi e che altri imprenditori possano farsi avanti per denunciare le estorsioni. Siamo dinanzi ad un momento storico, la magistratura e gli inquirenti sono stati in grado di debellare una delle cosche più violente, dobbiamo assolutamente approfittarne ed evitare che altre possano rafforzarsi e prenderne il posto».

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