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CARO giornale,

sono A. D., ho vent’anni e soffro di balbuzie. Il mese scorso avrei dovuto sostenere, con un anno di ritardo per una bocciatura in terzo, gli esami di maturità. Avrei dovuto perché in realtà non sono stato ammesso a sostenere tale prova. Ho atteso a scrivere questa lettera che la mia rabbia si stemperasse un po’, sento di aver subito un grosso torto da parte dei miei professori, non di tutti ovviamente, alcuni hanno sempre cercato di sostenermi e sono loro grato ma il risultato finale è stato questo, una vera ingiustizia.

Molti dei miei compagni avevano medie inferiori alla mia ma sono stati ammessi lo stesso, forse perché non balbettavano.. loro stessi, saputi gli esiti del consiglio, a dispetto di ogni vincolo deontologico, appena un’ora dopo che questo si era tenuto, commentavano in termini di una ingiustizia la mia non ammissione sulle pagine di fb. Sì, il mio fallimento l’ho appreso così, ad un’ora dal consiglio, dai commenti dei miei compagni. Una doccia gelata che ha fatto fermare i battiti del mio cuore. Perchè, perché questo a me, alla fine di un percorso scolastico faticoso e doloroso che tante volte mi ha visto piangere al chiuso della mia stanza? Come non rivedere davanti agli occhi quel professore, uno dei quali a cui devo tale risultato, ripetermi in classe, davanti a tutti, che io non potevo pensare di ottenere gli stessi voti degli altri nelle verifiche orali in quanto i miei tempi erano di gran lunga superiori ai loro? Continuava a ripetermi che non sarebbe stata giusta la stessa  valutazione per gli stessi risultati raggiunti dai compagni  nella metà del mio tempo. E io giù a cercare di non balbettare durante le sue interrogazioni, di essere veloce nella mia esposizione quanto gli altri, con il solo risultato di balbettare ancora di più.. A parte lui, nella valutazione finale, ci si è basati su di una fredda media matematica senza considerare in alcun modo i miglioramenti ottenuti a fine anno rispetto agli inizi, media matematica che riconosco non essere sufficiente ma che ripeto, risultava essere al di sopra di tante altre di chi invece è passato, ovviamente sono felice per ogni mio compagno che alla fine ce l’ha fatta, avrei solo voluto avere anch’io la loro stessa possibilità. Io sento non solo di non essere stato capito nel mio problema ma di essere stato addirittura discriminato per esso.

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