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di VALERIO PANETTIERI
IN BASILICATA le cose vanno male, il tasso di disoccupazione rilevato dall’Istat a luglio di quest’anno infatti subisce una lieve diminuzione, ma soltanto di 0,3 punti percentuali. Questo vuol dire che si è passati dal 15,4 del primo trimentre al 15,1% del secondo trimestre del 2013. In pratica non è cambiato nulla rispetto a quanto già segnalato pochi mesi fa. E la Basilicata, come il resto del meridione, si trova in una condizione difficile, ancora di più rispetto al Nord Italia, che sembra riuscire a muoversi più agevolmente dentro le maglie del lavoro, soprattutto precario, che affolla non solo l’industria ma praticamente l’intero terzo settore. In Basilicata invece c’è un sesto posto di cui non andare affatto fieri, che è proprio quello sulla disoccupazione. In testa resta la Campania (21,9%), seguita poi dalla Sicilia (21,6%), dalla Calabria (21,5%), dalla Puglia (19,1%) e dalla Sardegna (18,6%). Scendendo in basso troviamo Molise (13,9%), Lazio (12,3%), Marche (10,9%), Piemonte (10,7%), Abruzzo (10,7%), Umbria (10,4%), Liguria (10,2%), Toscana (8,6%), Emilia Romagna (7,7%), Valle D’Aosta (7,6%), Lombardia (7,6%), Veneto (7,5%), Friuli Venezia Giulia (6,9%) e Trentino Alto Adige (5,8%).
In pratica, con tutte le regioni del Sud in testa, il Mezzogiorno incide per il 19,8% sul tasso di disoccupazione nazionale, che è invece fermo al 12%. In pratica la Basilicata da sola, è messa peggio di tutto il quadro nazionale messo insieme. Una posizione assolutamente difficile. Diciamo che le percentuali e le medie hanno soltanto un valore indicativo, spesso le cifre posso essere sensibilmente più alte se si fa una relazione con la fittissima rete del lavoro nero. C’è quindi un problema, un’“anomalia” lucana che sembra non risultare ben chiara soltanto alla politica. La regione del petrolio infatti arranca tantissimo soprattutto per quanto riguarda la giovane occupazione. 
C’è poco ricambio, anzi quasi zero, e molti ragazzi restano a spasso. Più nello specifico la sezione “occupati per settore di attività economica” registra cifre bassissime. In agricoltura sono solo 9 i nuovi lavoratori dipendenti, 6 gli indipendenti. Quindici in totale. 
Nell’industria le cifre sono un po’ più alte: 34 i dipendenti, 9 gli indipendenti, 43 in totale. Nel settore dei servizi si va dagli 87 dipendenti ai 36 indipendenti. Il totale è di 123. Solo 181 sono i nuovi assunti tra dipendenti e indipendenti nel panorama lucano. 
v.panettieri@luedi.it

IN BASILICATA le cose vanno male, il tasso di disoccupazione rilevato dall’Istat a luglio di quest’anno infatti subisce una lieve diminuzione, ma soltanto di 0,3 punti percentuali. Questo vuol dire che si è passati dal 15,4 del primo trimentre al 15,1% del secondo trimestre del 2013. In pratica non è cambiato nulla rispetto a quanto già segnalato pochi mesi fa. 

 

E la Basilicata, come il resto del meridione, si trova in una condizione difficile, ancora di più rispetto al Nord Italia, che sembra riuscire a muoversi più agevolmente dentro le maglie del lavoro, soprattutto precario, che affolla non solo l’industria ma praticamente l’intero terzo settore. In Basilicata invece c’è un sesto posto di cui non andare affatto fieri, che è proprio quello sulla disoccupazione.

 In testa resta la Campania (21,9%), seguita poi dalla Sicilia (21,6%), dalla Calabria (21,5%), dalla Puglia (19,1%) e dalla Sardegna (18,6%). Scendendo in basso troviamo Molise (13,9%), Lazio (12,3%), Marche (10,9%), Piemonte (10,7%), Abruzzo (10,7%), Umbria (10,4%), Liguria (10,2%), Toscana (8,6%), Emilia Romagna (7,7%), Valle D’Aosta (7,6%), Lombardia (7,6%), Veneto (7,5%), Friuli Venezia Giulia (6,9%) e Trentino Alto Adige (5,8%).In pratica, con tutte le regioni del Sud in testa, il Mezzogiorno incide per il 19,8% sul tasso di disoccupazione nazionale, che è invece fermo al 12%. In pratica la Basilicata da sola, è messa peggio di tutto il quadro nazionale messo insieme. Una posizione assolutamente difficile. 

Diciamo che le percentuali e le medie hanno soltanto un valore indicativo, spesso le cifre posso essere sensibilmente più alte se si fa una relazione con la fittissima rete del lavoro nero. C’è quindi un problema, un’“anomalia” lucana che sembra non risultare ben chiara soltanto alla politica. 

La regione del petrolio infatti arranca tantissimo soprattutto per quanto riguarda la giovane occupazione. C’è poco ricambio, anzi quasi zero, e molti ragazzi restano a spasso. Più nello specifico la sezione “occupati per settore di attività economica” registra cifre bassissime. In agricoltura sono solo 9 i nuovi lavoratori dipendenti, 6 gli indipendenti. Quindici in totale. 

Nell’industria le cifre sono un po’ più alte: 34 i dipendenti, 9 gli indipendenti, 43 in totale. Nel settore dei servizi si va dagli 87 dipendenti ai 36 indipendenti. Il totale è di 123. Solo 181 sono i nuovi assunti tra dipendenti e indipendenti nel panorama lucano. 

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