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MATERA – È la scrittura che scandisce le giornate di Dacia Maraini con articoli, romanzi, drammaturgie e racconti; è sicuramente una delle scrittrici italiane contemporanee che, con coraggio e rara lucidità, affronta, con i suoi scritti, con il suo teatro, ma anche con i suoi interventi pubblici, sempre mirati e articolati e densi di indicazioni concrete, tanti temi sociali attuali: dalla condizione femminile ai diritti civili.
«L’intellettuale – ha spiegato la scrittrice sabato sera nel corso di un incontro nella sala Carlo Levi di Palazzo Lanfranchi a Matera – deve cercare la verità delle cose; bisogna inseguire la verità con tutti i sensi, ma con uno in particolare: quel buon senso che sembra sfuggito a tanti. La verità è un bisogno collettivo ed è necessario all’essere umano». Vincitrice del prestigioso Premio Strega e del Premio Campiello, tradotta in venti lingue e amatissima dai lettori italiani, la Maraini è stata una presenza importante che ha chiuso la ventunesima edizione del Premio letterario Energheia, ricco quest’anno di numerosi ospiti stranieri, tra i quali Serge Latouche, presidente di Giuria, e lo scrittore svedese Ulf Peter Hallberg. Ad accompagnare il pubblico alla scoperta della scrittrice di origini toscane sono stati i due giovani scrittori Simonetta Sciandivasci e Marco Cubeddu in un percorso che non si è basato esclusivamente sulle ultime prove narrative di Dacia Maraini, ma che ha affrontato temi differenti, con riferimenti anche alla sua infanzia, trascorsa in un campo di concentramento in Giappone, agli anni fiorentini, all’incontro con Alberto Moravia e al grande amore per il femminismo e la letteratura. «Io provengo da una famiglia di scrittori – ha proseguito la scrittrice – mia nonna e mio padre sono stati scrittori ed io scrivo da quando avevo quattordici anni, inizialmente su diverse riviste, in seguito, mi sono cimentata con i romanzi. Non potrei immaginare la mia vita senza la scrittura». Dacia Maraini ha sempre viaggiato tantissimo e continua a farlo e ha sempre dedicato grande attenzione ai più deboli; i due giovani scrittori durante l’incontro le hanno rivolto anche domande sul tema dell’immigrazione, partendo dai recenti e tristi fatti di cronaca. «Gli italiani – ha detto ancora la Maraini – sono sempre stati pronti a mescolarsi con altri culture, altri popoli, anche per le antiche esperienze di emigranti; dobbiamo, pertanto, essere tolleranti. L’essere umano è sacro e non va mai disprezzato, ma solo rispettato, anche quando è diverso. Il movimento dei popoli non può essere evitato e l’idea che possa essere fermato è solo un’illusione; quindi, dobbiamo rafforzare la nostra identità, ma dobbiamo abituare lo straniero ad adeguarsi alle nostre regole, che sono state una grande conquista. Si ha l’impressione, a volte, soprattutto vivendo da molti anni all’estero, che tra le cause di certi atteggiamenti vicini al razzismo ci sia anche una scarsa consapevolezza delle proprie radici e della propria storia».

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