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Da lunedì il Metapontino è una landa di acqua e fango. Dopo il nubifragio violentissimo che ha colpito un’area vastissima, è cominciata la conta dei danni.
Devastante l’effetto della piena anche sul tesoro culturale della zona, l’area archeologica di Metaponto. Proprio come nel 2011 le Tavole Palatine sono state sommerse dall’acqua. Bisogna fare qualcosa per salvare questo patrimonio: in alcuni punti si è raggiunta l’altezza di un metro e mezzo, con danni notevoli, destinati ad aggravarsi se la melma non fosse rimossa con urgenza.
«L’insieme è attualmente ricoperto da una pesante miscela di acqua e fango – dice il soprintendente per i Beni archeologici della Basilicata, Antonio De Siena – È il terzo episodio che si registra nell’arco di cinque anni». La pioggia questa volta «ha trasportato una maggiore quantità di sabbie, limi e detriti di vario genere, che coprono le strutture antiche, gli arredi del percorso di visita e gli impianti tecnologici».
«È assolutamente urgente che si svuoti il bacino artificiale che è appena formato, prima che si registri la dissoluzione dei leganti delle murature. Ogni ritardo nell’intervento – aggiunge lo studioso – comporta il sicuro danneggiamento, anche strutturale, degli elementi costitutivi del parco e la perdita irreparabile di un’importante documentazione archeologica».
È la seconda volta in due anni che le tavole palatine di Metaponto affogano nella melma. È una eredità archeologica preziosa, la nostra storia, l’orgoglio delle nostre radici.
La vera ricchezza dell’Italia è di questo tipo. Non c’è solo Pompei da salvare.
Uniamoci in un appello al ministro Bray, troviamo una soluzione per metterle al riparo. Diamo uno schiaffo ai teatranti della politica che, dissipando risorse e ostentando falsa cura, oltraggiano la memoria. La nostra battaglia sarà la loro vergogna.
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