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CASTROVILLARI (CS) – «Aprite le porte della giustizia, entreremo a rendere grazie al Signore. E’ questa la porta del Signore: per essa entriamo per ottenere misericordia e perdono».

Queste parole ieri sono state ascoltate, proferite dal vescovo della diocesi di Cassano, monsignor Francesco Savino, anche dai detenuti del carcere di Castrovillari.

Ieri mattina il vescovo di Cassano, con una celebrazione solenne, ha aperto, dopo quella della Basilica di Cassano, la seconda “Porta Santa” nella diocesi. Una molto speciale, quella della cappella del carcere di Castrovillari. «La Chiesa di Cassano non può non avere questa attenzione privilegiata al carcere di Castrovillari. Oggi questa è la mia Cattedrale. Sto vivendo un’emozione direi che non si può definire. E’ un’esperienza carica di emozione, carica di prossimità, carica di vicinanza ai nostri fratelli e sorelle reclusi. Sono qui, ho deciso come vescovo di Cassano di essere qui e aprire la porta Santa – ha spiegato monsignor Savino a margine della celebrazione eucaristica – perché voglio essere non soltanto pastore, ma voglio essere fratello di tutti i carcerati». «Non pensiate mai che per voi non c’è speranza», ha affermato monsignor Savino rivolgendosi direttamente «ai fratelli reclusi».

«Loro hanno diritto a essere reinseriti nella società dopo che sono stati accompagnati in un tempo di riflessione e di discernimento per la loro vita. Se c’è un messaggio conclusivo che vorrei condividere con tutti – ha evidenziato il Presule della Chiesa cassanese – è che veramente finché c’è la speranza c’è la vita, e non l’inverso».

Monsignor Savino, sia nel corso della celebrazione eucaristica e sia incontrando singolarmente i detenuti presenti, ha detto loro: «la speranza per voi c’è perché Dio vi ama. Noi vi siamo vicini, vi accompagniamo e vi aspettiamo a essere uomini e donne, cittadini responsabili del mondo di oggi. Per voi il futuro c’è. Per voi c’è un reinserimento sociale e noi saremo accanto a voi a dirvi che la vita è per voi bella e buona». Monsignor Savino, ieri mattina, ha anche incontrato la mamma, la zia e la nonna del piccolo Cocò. «Mi hanno detto delle cose molto forti – ci ha detto monsignor Savino – che appartengono chiaramente alla mia coscienza. Anche a loro ho detto delle parole di incoraggiamento, una parola di fiducia. Anche a loro mi sono permesso di abbracciarle. Questo abbraccio, attraverso di me, è l’abbraccio di Cristo che vi dice: coraggio anche per voi c’è un orizzonte di fiducia e di speranza». Monsignor Savino, nel congedarsi dai detenuti, si è detto disponibile a recarsi una volta al mese presso la casa circondariale.

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