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REGGIO CALABRIA – In secondo grado è stata assolta pochi giorni fa. Il reato è andato prescritto, ora gli resta da risarcire la parte offesa con 5mila euro. Per il resto nessuna macchia, non ufficialmente almeno. Ma il fatto resta, ed è grave. La professoressa molestava le sue studentesse. Nessuna violenza fisica sia inteso, ma non per questo i fatti possono essere considerati di poco conto. La storia è contenuta nella sentenza di primo grado firmata dal giudice Silvana Grasso, che aveva portato la protagonista alla condanna ad un anno e 4 mesi. Ed è storia brutta, che corre sul filo del detto e non detto, dell’equivoco, della presunta necessita di “educare” la classe e sulla sacra sfera del privato di alcune ragazzine. Una storia rognosa.
La professoressa, oggi 57enne, era fissata. Aveva preso di mira alcune delle sue studentesse (oggi tutte maggiorenni) che all’epoca dei fatti erano delle liceali come tante. Liceali che magari avevano come unica colpa quella di indossare magliette troppo strette, pantaloni a vita bassa, o gonne troppo corte. Ragazze normali insomma, che vestono come vestono molte adolescenti. Solo che alla professoressa di matematica di un noto istituto scolastico cittadino, questa cosa gli faceva saltare i nervi e forse non solo quelli.
Tant’è che il giudice scrive: “Si tratta di condotte la cui liceità si connota in termini ampiamente negativi ed ancor più gravi per essere state poste in essere in ambito scolastico da un’insegnante nei confronti dei propri alunni”. L’insegnante, secondo il giudice di primo grado, aveva l’abitudine di “fare reiterate battute a sfondo sessuale”.
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