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ATELLA – La comunità di Sant’Andrea di Atella è in forte fermento dopo la pubblicazione del Bando per l’assegnazione in concessione di terreni agricoli di proprietà della Regione Basilicata. Motivo del contendere?

Requisiti troppo stringenti che non terrebbero conto del tessuto sociale della nostra Regione e di questa zona in particolare e iniquità nei criteri di valutazione delle domande presentate che, di fatto, non agevolerebbero chi lavora questi terreni da molti anni (se non addirittura decenni).

Ma facciamo un piccolo passo indietro: Sant’Andrea è una piccola frazione di Atella votata prevalentemente all’agricoltura e alla pastorizia. Alla fine degli anni Sessanta, dopo una serie di incontri, la Regione raggiunse un accordo con la cittadinanza: se i contadini avessero restituito alla Regione buona parte dei terreni demaniali avuti in concessione, questa avrebbe costruito un’Azienda Agricola che avrebbe dato lavoro a decine di abitanti della frazione. E così fu: il 21 agosto del 1970 venne inaugurata l’attuale Azienda Speciale del Corpo Forestale dello Stato e i pochi ettari di terreno demaniale non “incamerati” dalla Regione continuarono ad essere lavorati di alcuni braccianti dietro il pagamento di un fitto annuale.

Abbiamo quindi incontrato alcuni di questi contadini, inviperiti perché la politica ha preferito demandare la questione all’Ufficio Foreste e Tutela del Territorio piuttosto che incontrare i cittadini e spiegar loro la situazione cercando un compromesso o assumersi la responsabilità di questa scelta con una delibera. «Questa situazione è tragica – dice il signor Rocco – dopo 43 anni che gestisco questi terreni e senza nessun preavviso, scopro che la Regione nel bando non ha tutelato chi come me per tanti anni ha lavorato e migliorato i suoi terreni. Per noi che percepiamo la pensione minima, i soldi che ricaviamo da queste terre ci aiutano ad arrivare alla fine del mese e a dare da mangiare ai nostri figli che purtroppo un lavoro non ce l’hanno. Non abbiamo ritardato mai un pagamento, abbiamo fatto investimenti anche in automezzi ed ora che fanno? Ci vogliono cacciare via così, senza nessuna spiegazione, dopo che per decenni siamo stati al loro servizio conservando e tutelando questi terreni? Perché prima dell’apertura del bando non si sono confrontati con i cittadini? Se hanno deciso di affamare una frazione e di mandar via i nostri figli da questa terra che lo dicessero chiaramente. Sant’Andrea – conclude Rocco – è sempre stata una frazione tranquilla ma se ci vogliono mettere alla prova non ci tireremo indietro e faremo sentire la nostra voce».

E i contadini di Sant’Andrea sono pronti a protestare sotto il Palazzo della Regione così da raccogliere anche il disappunto degli altri lavoratori del territorio della Foresta della Grancia e di Pomarico.

«Noi – riferisce il Signor Salvatore – insisteremo fin quando sarà possibile. Io la terra datami in concessione l’ho già arata e vorrei anche seminarla. È una vita che le lavoriamo, abbiamo sempre pagato puntualmente i fitti ma soprattutto salvaguardato il territorio come nel caso degli incendi dove tutta la comunità, nessuno escluso, si adopera tutt’oggi per spegnerli».

La rabbia tra i contadini è tanta. Gente che con il sudore ha reso lavorabili e fruttuosi terreni scoscesi o, in passato pieni di pietre, o di arbusti di qualsiasi genere. «Probabilmente hanno deciso di togliercele per darle a qualche grande azienda» è la frase che serpeggia tra tutti e, se così fosse, sarebbe davvero una grande beffa.

 

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