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SE alla fine si andrà al voto, allora l’estate e l’autunno dell’Unical vivranno una campagna elettorale permanente: Senato accademico, Cda, rettore. Ma a mandare in fibrillazione il campus di Arcavacata è stato la richiesta che i presidi di facoltà hanno formulato per far inserire nell’ordine del giorno del prossimo Senato il punto relativo a “Elezioni del Rettore per il periodo 2012-2018”. Una mossa che potrebbe portare nell’ateno alla fine dell’era di Giovanni Latorre, iniziata nel 1999.

Tutto è legato alla querelle sulla proroga bis dei rettori (o almeno di alcuni rettori delle università italiane), una discussione che per l’Unical ha una data d’inizio precisa. È il 24 febbraio scorso e il ministero trasmette via fax le osservazioni al nuovo Statuto adottato dal Senato accademico nel precedente mese di ottobre. Sono suggerimenti, più che correzioni vincolanti: il ministero «confida» nel recepimento delle osservazioni, per portare avanti «un condiviso percorso di adozione dello statuto», ma l’autonomia degli atenei – ovviamente – è sacra. È un punto da tenere a mente, perché ritornerà nella sentenza del Tar dell’Umbria che ha portato anche i presidi di Facoltà dell’Unical a rompere gli indugi e a pronunciare la parola elezioni per il rettorato.

In coda alla nota del 24 febbraio, il ministero quindi invitava a trasmettere il testo corretto per la pubblicazione in Gazzetta ufficiale e per «gli effetti di cui al comma 9, terzo periodo» dell’articolo 2 della legge 240 del 2010. Ovvero, per l’avvio della proroga di un anno dei rettori in carica al momento dell’adozione dello Statuto prevista dalla riforma Gelmini. Messe lì così, però, quelle poche righe sembravano suggerire l’avvio della prorogatio non dall’adozione dello Statuto in Senato accademico (il 27 ottobre del 2011, con allungamento del mandato del rettore dunque fino all’ottobre di quest’anno), ma dall’approvazione del testo corretto, arrivata la scorsa primavera. Partendo da lì, i mandati dei rettori sarebbero stati prolungati fino al termine dell’anno accademico successivo, ovvero fino a ottobre 2013.

Negli atenei italiani è successo un putiferio. A L’Aquila il decano, per nulla convinto da questa seconda interpretazione, non c’ha pensato troppo e ha indetto le elezioni del rettore. A Parma si è seguito più o meno lo stesso copione. Nel frattempo fioccavano le interrogazioni parlamentari. Il ministero dal canto suo ha avallato, con un parere trasmesso agli atenei che avevano richiesto chiarimenti, la tesi della proroga bis. Poi ha impugnato le elezioni, sia a L’Aquila che a Parma, incassando una prima vittoria con la concessione della sospensiva del voto. In Abruzzo i giudici hanno giudicato «condivisibile» l’interpretazione del ministero e hanno rinviato l’udienza nel merito della questione a novembre 2013: e per quella data l’ateneo in verità sarà comunque andato a nuove elezioni. A Parma, accordata in via cautelare la sospensiva, l’udienza di merito (sulla sospensiva stessa) è programmata per il 25 luglio.

 

Nel frattempo all’Unical si restava in attesa. Eccezion fatta per tre ricercatori che avevano firmato l’appello “No alla proroga dei rettori”, partito da Roma Tre, il dibattito era rimasto latente.

 

La scelta di rompere gli indugi è arrivata pochissimi giorni fa, dopo la sentenza del Tar dell’Umbria: prima decisione contraria alla proroga bis e soprattutto primo pronunciamento della magistratura nel merito. Nella sentenza non c’è esitazione: la lettera della legge scrivono i giudici è chiara, non serve intepretazione. La norma – scrivono i giudici – «delimita la nozione di adozione», perché nel disciplinare la proroga la collega al momento della prima approvazione in Senato accademico. Dunque a Perugia si andrà al voto in ottobre.

All’Unical, attenzione, non c’è ancora la “chiamata” per le elezioni, ma per il momento una richiesta di chiarezza sulla proroga che arriva sull’onda della sentenza umbra. E in questo caldo weekend c’è già chi comincia a guardare con preoccupazione alla riscoperta compattezza dei presidi di Facoltà.

 

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