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Rabbia e ricordi, narrazione e immagini. Sensazioni che si rincorrono nel libro «Per Elisa» che racconta le vicende legate all’omicidio di Elisa Claps, e a tutti i 18 anni che si sono susseguiti. Sentimenti che affollano, automaticamente, anche il teatro Stabile di Potenza, in cui nel pomeriggio il volume è stato presentato alla città, raccontandone la genesi e il dolore di ogni pagina. Alla presentazione hanno partecipato i due autori, la conduttrice della trasmissione di Rai Tre «Chi l’ha visto?», Federica Sciarelli, e Gildo, fratello di Elisa, il responsabile regionale dell’associazione Libera, don Marcello Cozzi, e il giornalista della «Gazzetta del Mezzogiorno», Fabio Amendolara. È stato proprio don Cozzi ad aprire l’incontro, e a diffondere negli spazi del teatro le sensazioni di cui è intriso il libro: rabbia, prima di tutto, quella «che ha accompagnato i depistaggi – ha detto il sacerdote – e che preme oggi perchè ci sono mani che ancora occultano, ma non sono meno sporche dell’assassino». Rabbia. Quella espressa da Sciarelli quando si rivolge alla famiglia Claps e chiede loro «di proporre la riapertura della chiesa della Santissima Trinità» – nel cui sottotetto è stato ritrovato il cadavere di Elisa il 17 marzo 2010 – «perchè nessuno avrà il coraggio di farlo a Potenza». E la stessa rabbia con la quale la conduttrice di “Chi l’ha visto?» chiede al sindaco di Potenza, Vito Santarsiero, di togliere una targa apposta per Elisa nel centro storico. Quella targa ricorda la ragazza nell’ultimo posto in cui, secondo i racconti di un testimone ben prima del 17 marzo, sarebbe stata vista, «e che oggi – ha evidenziato Sciarelli – deve essere messa davanti a quella chiesa». E ancora rabbia, quella espressa da Gildo che nell’aula di un tribunale inglese, ha rivisto Danilo Restivo, imputato dell’omicidio della sarta Heather Barnett, dopo tanti anni. Ma che si trasforma in una sorta di pietà, perchè «quell’uomo è solo – ha concluso Gildo – e in tribunale non ci sono mai stati i suoi genitori o sua moglie, mentre noi eravamo con Elisa, e con lei era anche la sua città».

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