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POTENZA – Uranio arricchito in quantità sufficiente per una bomba atomica, «donato» all’Itrec di Rotondella negli anni ‘70 assieme alle barre di Elk River, e tante altre primizie dell’industria nucleale. Ora però dagli Usa lo rivogliono indietro, per paura che finisca in mani sbagliate, perciò al trasporto di lunedì mattina ne seguiranno degli altri e l’anno prossimo nel summit dell’Aja si farà il punto della situazione: quello che è stato preso, e quello che resta.

Partiranno degli altri convogli come quello che lunedì mattina ha attraversato la statale 106 da Rotondella verso l’aeroporto di Gioia del Colle. Data e ora però sono informazioni “top secret”, come i dettagli di un programma che è classificato «riservatissimo». A svelarlo ieri pomeriggio al tavolo della trasparenza della Regione Basilicata sul centro ex Enea è stato l’ingegnere Severino Alfieri della Sogin, incalzato dai sindaci dell’area infuriati per i contraccolpi – in particolare sul turismo – di un giallo agostano come quello sul trasporto radioattivo avvenuto.

Sulla scorta dell’accordo sottoscritto a marzo del 2012 dal presidente Barack Obama e dall’ex premier Mario Monti, al summit sulla sicurezza nucleare di Seul, i custodi dell’atomo tricolore e i funzionari dell’amministrazione a stelle e strisce avrebbero stilato una prima lista di materiali da rispedire oltreoceano. Di tutto l’inventario di materiale nucleare stoccato all’Itrec si sono concentrati solo su quello “non irraggiato”, che vuol dire “fresco”, attivo, non “esausto” come le barre arrivate quarant’anni fa per essere rigenerate, cosa che poi di fatto non è mai avvenuta. Così almeno è andata a Rotondella, mentre a Saluggia, in provincia di Vercelli,  e a Casaccia, vicino Roma, hanno deciso di prendere l’uno e l’altro, come ieri si è fatto sfuggire lo stesso ingegner Alfieri.

Gli veniva contestato il fatto che in Piemonte fosse stata avvisata la popolazione e qui no. Perciò ha spiegato che per le lamine di combustibile esausto provenienti dalla centrale olandese di Petten stoccate nell’impianto Eurex è stato applicato il protocollo previsto per le scorie. Mentre il carico prelevato dai magazzini blindati dell’Itrec è stato classificato come materiale sensibile di interesse militare, con quello che ne consegue in termini di standard di sicurezza. «Se ci sono fattori di rischio durante il trasporto gli americani non sono disposti a riprenderselo». Questo il motivo di tanta segretezza. Di fatto per realizzare una bomba atomica bastano solo dieci chili di uranio arricchito come quello che è stato prelevato. Uno è andato, ma a Rotondella ne resterebbero almeno altri 12, senza contare quello che si potrebbe estrarre dalle barre immerse da quarant’anni nella vasca dell’ex centro di ricerche. E’ chiaro quindi quale sia la partita per gli americani. Togliere un ordigno di potenziale strategico da un punto troppo vicino sulla carta geografica a potenziali minacce come quelle che arrivano della sponda orientale del mediterraneo, e aggiungere qualcosa al proprio arsenale. Tutt’al più del combustibile “gratis” per le loro centrali nucleari. Per l’Italia invece – almeno all’apparenza -soltanto un gioco di rimessa: l’alleato nordatlantico domanda, e loro ubbidiscono, felici di liberarsi di qualcosa che in realtà potrebbe avere persino un valore economico sul mercato internazionale dell’atomo. Sempre a meno che i trasporti di “scorie” da Saluggia e da Casaccia non rappresentino delle contropartite. Ma anche questo – figurarsi – non può che essere un argomento «riservato».

Ora se è occorso un viaggio per portare un chilo di diossido di uranio arricchito all’aeroporto di Gioia del Colle, ne serviranno altri 12 per completare l’operazione? Difficile da dire, ma prudenza suggerisce che saranno almeno due per evitare che un malintenzionato-benorganizzato possa appropriarsi in un colpo solo di materiale a sufficienza per cambiare gli equilibri geopolitici del mondo.

Dopodiché, di qui a 6 mesi, Italia e Stati Uniti si ritroveranno in Olanda per il prossimo summit sulla sicurezza nucleare, e dovranno decidere il da farsi. Andare avanti come si è iniziato un anno fa, o rivedere qualcosa? La trattativa è aperta ai massimi livelli. Quello che accadrà a Rotondella dipenderà anche da questo.

l.amato@luedi.it

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