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TUTTI la chiamavano già la “strada della morte”, ma ora ci sono anche i numeri a supportare la tesi popolare: la statale 106 ionica è la strada con l’indice di mortalità più alto d’Italia. Lo si scopre analizzando lo studio dell’Aci su dati Istat, pubblicato dal Corriere della Sera. E al terzo posto della triste graduatoria c’è un’altra arteria che attraversa la Calabria: la statale 18 Tirrenica inferiore, che però viene considerata in tutta la sua lunghezza di 507,8 chilometri, da Reggio Calabria a Napoli.

Lo studio fa riferimento al 2012 e rileva che in tutta Italia ci sono stati 186.726 incidenti che hanno provocato 3.653 morti. Ventisei di questi hanno funestato la lunga striscia d’asfalto tra Taranto e Reggio Calabria. Considerando che gli incidenti censiti sono stati 355, l’indice di mortalità è di 7,32, un’enormità rispetto alla media nazionale (1,96) e tantissimo anche rispetto all’indice relativo alle sole strade statali (3,99) che sono le più pericolose. Al secondo posto per percentuale di incidenti mortali c’è la statale 7 Appia, che collega Roma e Brindisi, con un indice pari a 4,13 (557 incidenti, 23 morti). E poi la statale 18: indice 4,06, con 394 incidenti e 16 morti.

A pesare, quindi non è il numero assoluto di scontri (sulla statale adriatica sono stati, ad esempio, 1.504) ma la gravità delle conseguenze per le persone coinvolte. Il dato regionale, in questo senso, registra un indice medio di 7,29, secondo solo al 10,09 della Basilicata. Significa che in Calabria, in un solo anno, ci sono stati 62 morti sull’asfalto in 351 incidenti. 

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