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REGGIO CALABRIA – Una cognata del boss Antonino Lo Giudice scomparsa e mai più ritrovata. In data 16 marzo 1994 si è volatilizzata nel nulla Angela Costantino. La moglie di Pietro Lo Giudice aveva all’epoca 25 anni. Dopo le ricerche effettuate dapprima dai familiari e poi dalle forze dell’ordine la donna non veniva mai più rintracciata. Sin da subito gli investigatori avevano intuito che non si sarebbe trattato di un allontanamento volontario o di un suicidio. L’ipotesi più accreditata era quella di un omicidio. A parlare della scomparsa di Angela Costantino erano stati anche due collaboratori di giustizia. Il pentito Cera aveva riferito che la moglie di Pietro Lo Giudice era stata assassinata dal cognato Vincenzo Lo Giudice perché tradiva il fratello. 

A riferirlo al collaboratore era stato lo stesso presunto assassino. A sostegno della tesi di Cera spuntò quella di Maurizio Lo Giudice, fratello di Pietro, che aveva deciso di passare dalla parte della giustizia. Era uno dentro la famiglia e pertanto conosceva tutto e tanti retroscena. Fu lui a riferire ai magistrati che i mandanti dell’omicidio della donna erano il fratello Vincenzo e Bruno Stilo, fratello di Caterina moglie di Antonino Lo Giudice, l’odierno collaboratore di giustizia. Il pentito rivelò, inoltre, che gli esecutori materiali del delitto della donna erano stati oltre a Bruno Stilo, anche Domenico Lo Giudice (figlio di Vincenzo e quindi cugino di Pietro), Massimo Curatola, Fortunato Pennestrì (figlio di Caterina Lo Giudice, sorella di Pietro, Maurizio e Vincenzo) con il supporto di Giovanni Chià e di un tale Paolo, amico di Chilà. In particolare Domenico Lo Giudice e Fortunato Prenestì avevano strangolato la donna in casa e con l’aiuto di Bruno Stilo e Massimo Curatola avevano poi trasportato il corpo in località Paterriti di Reggio, dove l’avevano sepolta con il sostegno di Giovanni Chilà e del suo amico Paolo. E poi per simulare un suo suicidio in mare aveva condotto l’autovettura di Angela a Villa San Giovanni. A raccontarlo al pentito era stato il nipote Fortunato Pennestrì. Così come il movente dell’assassinio: le ragioni del delitto erano da collegarsi al fatto che Angela Costantino, mentre il marito era in galera, aveva un amante ed era rimasta incinta da quest’ultimo. Si era dunque macchiata di un alto tradimento e aveva pagato con la vita. L’amante della donna, raccontò il pentito, era Pietro Calabrese, un uomo che abitava nella discesa di Arangea. Anche l’uomo era scomparso o forse aveva deciso di far perdere le proprie tracce andando via da Reggio Calabria. Angela conosceva la madre di Pietro Calabrese, perchè incontrava la donna a casa dei genitori di questi. Prima della scomparsa Pietro si sarebbe accorto che qualcosa in Angela non andava e aveva sospettato che fosse incinta. L’uomo aveva costretto la sorella di Angela, sotto la minaccia di una pistola a dirgli la verità sugli strani comportamenti della sua amata. A quel punto la donna rivelò che presto sarebbe diventato papà. Ma da quel momento Angela e il suo piccolo portato in grembo sono scomparsi. 

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