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Ursula von der Leyen

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L’Europa deve prepararsi per far fronte a ulteriori tagli delle forniture di gas dalla Russia, anche a un taglio completo. Per questo entro la metà di luglio la Commissione presenterà un piano di emergenza europeo, dotandolo degli strumenti necessari. Che per ora non comprendono il tetto al prezzo del gas. E intanto incassa il via libera del Parlamento Ue alla tassonomia, ovvero all’inclusione del nucleare e del metano tra le fonti considerate “green”.

Di fronte all’assemblea riunita a Strasburgo per l’avvio del semestre della presidenza ceca del Consiglio della Ue, Ursula von der Leyen, ha rilanciato l’allarme sul rischio che il Vecchio Continente possa sperimentare a breve la chiusura dei rubinetti da parte di Mosca. «Oggi complessivamente 12 Stati membri sono direttamente interessati da riduzioni parziali o totali dell’approvvigionamento di gas.

È ovvio: Putin continua a usare l’energia come un’arma», ha sostenuto, annunciando poi il varo a stretto giro del piano elaborato dalla Commissione per affrontare l’emergenza. I piani nazionali non bastano, serve «un coordinamento europeo» e «un’azione comune». È un richiamo alla solidarietà il suo, a far tesoro «dell’amara lezione» imparata dalla pandemia: occorre creare le condizioni per far sì che, in caso di uno stop completo, «il gas fluisca dove è più necessario», «dobbiamo proteggere il mercato unico e le catene di approvvigionamento del settore». Riduzione della domanda e solidarietà tra gli Stati membri sono, quindi, i due principali pilastri del piano. E al di là di questo, ha detto la presidente della Commissione Ue, «potremmo, se necessario, attivare altri meccanismi come Sure».

Quanto alla possibilità di un tetto al prezzo del gas, von der Leyen si è limitata a indicare il «possibile ‘price cap’ sul petrolio russo» come «un buon modello se dovessimo guardare, date circostanze speciali, a un tetto al prezzo del gas». Spiragli maggiori su questo fronte – che il premier Mario Draghi continua a tenere aperto su tutti i tavoli istituzionali – sono arrivati dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel: «Con i partner del G7 – ha affermato – stiamo vagliando le sanzioni sull’oro e stiamo esplorando misure come il price cap al gas per il calmieramento dei prezzi energetici».

Un vertice straordinario dei ministri europei dell’energia è fissato per il 26 luglio.

Von der Layen ha sottolineato la necessità di spingere sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento e sulle rinnovabili. Da marzo, intanto, le esportazioni di Gnl verso Europa sono aumentate del 75% rispetto al 2021, mentre l’importazione media mensile di gas russo via gasdotto si è ridotta del 33% rispetto all’anno scorso «Stiamo quindi facendo progressi. Ma – ha avvertito von der Leyen – tutto questo funzionerà solo se accelereremo la nostra transizione verso le rinnovabili».

L’aggressione russa con la crisi energetica che ne è scaturita non deve essere una scusa per rallentare la transizione verde, anzi, «è vero il contrario» ha puntualizzato von der Leyen perché «se tutti non facciamo altro che competere sui combustibili fossili limitati, i prezzi esploderanno ulteriormente e riempiranno il forziere di guerra di Putin. La via d’uscita più pulita e sicura dalla nostra dipendenza sono le rinnovabili».

E intanto ha segnato un punto a favore della Commissione sulla tassonomia, la classificazione delle fonti energetiche su cui sarà possibile indirizzare gli investimenti verdi, soprattutto dei privati, che ora include anche il gas e il nucleare. Il Parlamento europeo ha infatti respinto la mozione che rigettava la proposta dalla Commissione europea, spaccando di fatto la maggioranza “Ursula” e anche le forze politiche che in Italia sostengono il governo Draghi. Il Ppe e gran parte dei liberali di Renew hanno deciso di respingere la proposta di bocciare l’atto della Commissione, assieme alle destre di Ecr e Id. Il gruppo S&D, invece, ha votato per rigettare il provvedimento, con i Verdi e la Sinistra. Tra i partiti italiani il Pd si è schierato contro la proposta dell’esecutivo Ue, così come M5S e Verdi, mentre hanno difeso l’atto della Commissione FI, FdI, Lega e Iv, e le due esponenti ex M5S uscite per seguire Di Maio si sono astenute. Un altro colpo alla già fragile “stabilità” della maggioranza di governo.

Sul fronte economico, von der Leyen ha indicato l’orizzonte per la proposta della Commissione sulle modifiche da apportare al quadro regolatorio Ue in materia di governance, incluso il Patto di Stabilità, ovvero entro la fine del 2022.

«In tutti gli Stati membri – ha affermato – lo stato dell’economia inquieta sempre di più. La crisi della Covid-19 ha fatto aumentare i deficit». «Poi – ha aggiunto – nel momento in cui l’economia cominciava a riprendersi, la Russia ha lanciato il suo feroce attacco all’Ucraina, che ha accelerato l’inflazione in tutti i settori, dall’alimentazione all’energia. E, nello stesso tempo, gli investimenti restano essenziali per riuscire nella transizione verso un’economia verde e digitale. Per questo dobbiamo ripensare il modo in cui produrre crescita, in un contesto politico ed economico molto diverso. Prendete le regole della nostra governance economica: servono regole che consentano un livello di investimenti più elevato e una politica di bilancio sana. La sostenibilità del bilancio e la crescita vanno insieme, per forza».

Secondo Paolo Gentiloni, commissario europeo per gli Affari economici e monetari, la proposta arriverà subito dopo la pausa estiva: Su questa – ha detto – cercheremo una convergenza, le differenze non sono scomparse, ma tutti sappiano che trovare un’intesa sul Patto di stabilità sarà un modo per rassicurare i mercati, un segnale di unità importante».

Gentiloni ha intanto annunciato la prestazione delle previsioni economiche estive per il 14 luglio. «Di sicuro siamo di fronte ad una frenata brusca dell’economia europea ma non siamo in recessione – ha rilevato – Io non credo ai profeti di sventura». «Possiamo entrare in una recessione è chiaro, perché dipende dalla durata della guerra, dalle forniture energetiche, ci sono contesti che potrebbero portarci in territorio negativo, ma nel primo trimestre non lo siamo stati in Europa e i primi segnali che vediamo dal secondo trimestre sono di un’attività certamente rallentata ma ancora in territorio positivo». E all’Italia ha riservato la “solita” raccomandazione: «I Paesi ad alto debito» come l’Italia non devono «rinunciare a misure» per fronteggiare la crisi, ma «devono rinunciare ad aumenti permanenti della spesa corrente che aggraverebbero il fardello del nostro debito e mi auguro che nella legge di Stabilità, nella legge di bilancio, non ci siano aggravamenti di questo genere perché la Commissione europea li considererebbe certamente un errore».


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