X
<
>

Condividi:
10 minuti per la lettura

 

FOSSE PASSATO da Matera per la festa della Madonna della Bruna Ernest Hemingway di certo non avrebbe resistito al desiderio di narrarla e fascinarla, proprio come è avvenuto in «Fiesta» dove, raccontando la selvaggia sfida nel giorno di San Firmino, di giovani temerari senza paura ed alcuni forsennati tori fra le strade di Pamplona, ha reso immortale la tauromachia. 
Già, perché c’è un legame che unisce queste due grandi celebrazioni del patrono cittadino, uno straordinario insieme di sacro e profano che vede una massiccia partecipazione popolare sedimentata nei secoli e nei cuori, un rito pagano di straordinaria vitalità, le radici nella Memoria di feste che durano un intero anno perché è la continua ricerca al miglioramento a quel qualcosa in più che ha nel vecchio detto «amogghij a mogghij l’onn cj vàn» “di meglio in meglio nell’anno che verrà”) il filo conduttore di sempre.
La Festa della Bruna è, quindi, devozione, storia, tradizione intersecando da ritualità pagane con giostre, bancarelle, fuochi d’artificio e tanto altro ancora, a quello religioso con messe, processioni, canti e preghiere. 
Si inizia alle cinque del mattino con la Processione dei Pastori, con il quadro della Vergine portato in tutta la città ed annunciato da file di botti esplosi in segno di giubilo. In tarda mattinata la statua della Madonna viene portata in processione dalla Cattedrale alla parrocchia di Piccianello dall’Arcivescovo con tutto il clero al seguito. Sfilano inoltre per accompagnare la Vergine i “cavalieri” della Bruna. Festa grande, insomma, intensa. E naturalmente leggenda. Quella tramutatasi in storia racconta che più di seicento anni fa una giovane e sconosciuta signora chiese ad un contadino di farla salire sul suo carretto per accompagnarla a Matera. Giunta alla periferia della città, nella zona dell’attuale chiesa dell’Annunziata di Piccianello, scese dal carretto e chiese al contadino di portare un suo messaggio al Vescovo, in cui diceva di essere la Madre di Cristo, sussurrandogli “Così, su un carro addobbato, voglio entrare ogni anno nella mia città…” Il Vescovo insieme al clero e al popolo accorse subito ad accogliere la Vergine, e vi trovarono una statua; così la statua della Madonna fu fatta entrare in città su un carro trionfale addobbato. E così questo rito si ripete ogni anno il due luglio. 
L’origine della tradizione della distruzione del carro nasce probabilmente intorno al 1500 con una promessa del Signore di Matera, Giovan Carlo Tramontano, che garantì un carro nuovo ogni anni per dare maggiore solennità alle celebrazioni del 2 luglio. Ed i materani, per far si che il tiranno fosse costretto a mantenere la promessa, ogni anno pensarono bene di distruggere il carro, risolvendo alla base il problema… 
Ed è così che quell’assalto furibondo che si scatena quasi sempre in corrispondenza della chiesa di santa Lucia proprio all’ingresso della piazza, quando il carro è ancora difeso, vigilato e scortato, rappresenta la volontà di lotta e di ribellione verso ogni forma di dittatura e tirannia del popolo materano, il rinnovarsi nei tempi di uno spirito di insoffocabile libertà. E quel portare a casa un pezzo di carro conquistato nella “zona proibita” non è solo un segno portafortuna, ma qualcosa di più, è un trofeo. Ed è per questo che quando riesce l’operazione di ” ‘u strozz”,  lo strappo, al di fuori di piazza Vittorio Veneto, luogo deputato alla distruzione del carro, la folla letteralmente esplode. In molte edizioni della festa il carro è stato distrutto nel tragitto che và dalla Cattedrale al Banco di Napoli, a poche decine o centinaia di metri dalla sua vera destinazione e solo lo schieramento da parte delle forze dell’ordine, con l’impiego di transenne e blocchi pedonali, invece ha permesso nelle ultime edizioni che il carro potesse arrivare al centro di Piazza Vittorio Veneto.
Divisa, bianca, armatura, mantello colorato, elmetto e lancia contrassegnata da una croce e cavallo ornato da un telo sulla groppa, e da fiori ricoprenti le briglie che circondano la testa. I cavalieri della Bruna, sono cittadini che anno dopo anno rinnovano la loro devozione verso la Santa Patrona, un atto d’amore. Un tempo erano l’”esercito “ della Madonna della Bruna a loro era delegato il compito di difendere il carro. Poi il compito andò ai gendarmi italiani, ai quali nel 1848 si unì la Guardia Nazionale. Ovviamente negli anni si sono aggiunti alla scorta gli “uomini di buona volontà” che assicuravano la rottura del Carro  (da parte dei “vastasi” – così la gente usa chiamare i ragazzi che assaltano il carro) in accordo con la tradizione, dopo la deposizione della statua in Cattedrale. 

MATERA – Fosse passato da Matera per la festa della Madonna della Bruna Ernest Hemingway di certo non avrebbe resistito al desiderio di narrarla e fascinarla, proprio come è avvenuto in «Fiesta» dove, raccontando la selvaggia sfida nel giorno di San Firmino, di giovani temerari senza paura ed alcuni forsennati tori fra le strade di Pamplona, ha reso immortale la tauromachia. 

 

Già, perché c’è un legame che unisce queste due grandi celebrazioni del patrono cittadino, uno straordinario insieme di sacro e profano che vede una massiccia partecipazione popolare sedimentata nei secoli e nei cuori, un rito pagano di straordinaria vitalità, le radici nella Memoria di feste che durano un intero anno perché è la continua ricerca al miglioramento a quel qualcosa in più che ha nel vecchio detto «amogghij a mogghij l’onn cj vàn» “di meglio in meglio nell’anno che verrà”) il filo conduttore di sempre.La Festa della Bruna è, quindi, devozione, storia, tradizione intersecando da ritualità pagane con giostre, bancarelle, fuochi d’artificio e tanto altro ancora, a quello religioso con messe, processioni, canti e preghiere. 

Si inizia alle cinque del mattino con la Processione dei Pastori, con il quadro della Vergine portato in tutta la città ed annunciato da file di botti esplosi in segno di giubilo. In tarda mattinata la statua della Madonna viene portata in processione dalla Cattedrale alla parrocchia di Piccianello dall’Arcivescovo con tutto il clero al seguito. Sfilano inoltre per accompagnare la Vergine i “cavalieri” della Bruna. Festa grande, insomma, intensa. E naturalmente leggenda. Quella tramutatasi in storia racconta che più di seicento anni fa una giovane e sconosciuta signora chiese ad un contadino di farla salire sul suo carretto per accompagnarla a Matera. Giunta alla periferia della città, nella zona dell’attuale chiesa dell’Annunziata di Piccianello, scese dal carretto e chiese al contadino di portare un suo messaggio al Vescovo, in cui diceva di essere la Madre di Cristo, sussurrandogli “Così, su un carro addobbato, voglio entrare ogni anno nella mia città…” Il Vescovo insieme al clero e al popolo accorse subito ad accogliere la Vergine, e vi trovarono una statua; così la statua della Madonna fu fatta entrare in città su un carro trionfale addobbato. E così questo rito si ripete ogni anno il due luglio. 

L’origine della tradizione della distruzione del carro nasce probabilmente intorno al 1500 con una promessa del Signore di Matera, Giovan Carlo Tramontano, che garantì un carro nuovo ogni anno per dare maggiore solennità alle celebrazioni del 2 luglio. Ed i materani, per far si che il tiranno fosse costretto a mantenere la promessa, ogni anno pensarono bene di distruggere il carro, risolvendo alla base il problema… Ed è così che quell’assalto furibondo che si scatena quasi sempre in corrispondenza della chiesa di santa Lucia proprio all’ingresso della piazza, quando il carro è ancora difeso, vigilato e scortato, rappresenta la volontà di lotta e di ribellione verso ogni forma di dittatura e tirannia del popolo materano, il rinnovarsi nei tempi di uno spirito di insoffocabile libertà. E quel portare a casa un pezzo di carro conquistato nella “zona proibita” non è solo un segno portafortuna, ma qualcosa di più, è un trofeo. Ed è per questo che quando riesce l’operazione di ” ‘u strozz”,  lo strappo, al di fuori di piazza Vittorio Veneto, luogo deputato alla distruzione del carro, la folla letteralmente esplode. 

In molte edizioni della festa il carro è stato distrutto nel tragitto che và dalla Cattedrale al Banco di Napoli, a poche decine o centinaia di metri dalla sua vera destinazione e solo lo schieramento da parte delle forze dell’ordine, con l’impiego di transenne e blocchi pedonali, invece ha permesso nelle ultime edizioni che il carro potesse arrivare al centro di Piazza Vittorio Veneto.Divisa, bianca, armatura, mantello colorato, elmetto e lancia contrassegnata da una croce e cavallo ornato da un telo sulla groppa, e da fiori ricoprenti le briglie che circondano la testa. I cavalieri della Bruna, sono cittadini che anno dopo anno rinnovano la loro devozione verso la Santa Patrona, un atto d’amore. Un tempo erano l’”esercito “ della Madonna della Bruna a loro era delegato il compito di difendere il carro. Poi il compito andò ai gendarmi italiani, ai quali nel 1848 si unì la Guardia Nazionale. Ovviamente negli anni si sono aggiunti alla scorta gli “uomini di buona volontà” che assicuravano la rottura del Carro  (da parte dei “vastasi” – così la gente usa chiamare i ragazzi che assaltano il carro) in accordo con la tradizione, dopo la deposizione della statua in Cattedrale. 

 

SABATO ANTEPRIMA DELLA FESTA CON I BAMBINI

Una Festa della Bruna dedicata ai bambini. Si svolgerà domani a Matera a partire dalle ore 17 alla Masseria del Pantaleone in contrada Chiancalata 27. L’iniziativa coinvolgerà oltre ottanta bambini della scuola dell’infanzia «L’Albero Azzurro» di Matera e sarà realizzata con la collaborazione  della cooperativa «Il Puzzle». «Oltre ad essere una festa per i bambini che vi parteciperanno- è scritto in un comunicato reso noto dagli  organizzatori della manifestazione –  sarà anche un momento di gioia per i genitori e i parenti che prenderanno parte all’evento come spettatori».

Il programma di questa rappresentazione in costume, ripropone tutte le fasi salienti della Festa Bruna: dalla processione dei pastori, alla cavalcata, dalla benedizione del carro, alla sfilata, fino alla distruzione del manufatto in cartapesta realizzato in scala ridotta e allo spettacolo dei fuochi pirotecnici.

I protagonisti saranno i bambini di un’età compresa tra i 3 e i 5 anni che attraverso questo momento ludico, preparato da tempo, potranno riscoprire la tradizione vivendola direttamente alla loro scala.

Il carro che ripropone il tema ufficiale della Festa della Bruna, è lungo quasi 4 metri ed è stato realizzato da Davide Ingusci assieme al gruppo di laboratorio “Facce da Carro” coordinato da Andrea Sansone, l’artigiano che ha progettato la struttura in cartapesta, che èpoi  lo stesso team che sta lavorando al vero carro, quello che sarà protagonista nella processione del 2 luglio.

Giuseppe Bruno, presidente dell’associazione  «Il Puzzle» sottolinea il crescente interesse verso l’iniziativa che è «il modo più semplice – afferma – da parte dei più piccoli per scoprire la tradizione della Festa Patronale di Matera attraverso l’esperienza vissuta in prima persona».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE