X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

LE FIAMME Gialle di Sala Consilina, nell’ambito delle attività di polizia economica e finanziaria per la ricerca dei cosiddetti “evasori totali”, hanno scoperto una società di capitali, con sede in Sala Consilina e operante nel settore edilizio, che sarebbe stata dedita all’emissione di “fatture false”.
Le attività ispettive condotte dai finanzieri avrebbero consentito di accertare l’emissione di documenti inesistenti negli anni 2008, 2009 e 2010 per oltre un milione e mezzo di euro.
L’impresa sembra che non corrispondesse all’erario le imposte originate da quelle attività benchè soltanto “simulate”. Una vera e propria “cartiera”, quindi, dal momento che in pratica avrebbe dichiarato costi “fittizi” per oltre due milioni d’euro, riuscendo in questo modo a detrarre indebitamente mezzo milione dal calcolo dell’imposta sul valore aggiunto.
Gli elementi su cui sono concentrati gli investigatori che alla fine hanno rivelato il carattere fittizio delle operazioni commerciali sono stati le modalità di pagamento delle fatture in questione, tutte per “contanti”, anche in presenza di importi superiori ai limiti imposti dalla disciplina in materia di circolazione del contante, nonché la mancanza di disponibilità da parte della società di attrezzature ed automezzi necessari per l’esecuzione dei lavori. L’impresa esisteva, fatturava, ma non sembrava affatto in attività, se non si considera quel giro di carte.
Il legale rappresentante della società, di cui sono state rese soltanto le generalità, I.G., è di Lauria, ed è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Sala Consilina per «dichiarazione infedele» e per «emissione di fatture ed altri documenti per operazioni inesistenti».
Inoltre in esecuzione di un apposito decreto emesso dal giudice per le indagini preliminari sempre del Tribunale di Sala Consilina, la società è stata sottoposta a “sequestro preventivo”, sulla scorta di esigenza cautelari concrete e in particolare la necessità di impedire che vengano commessi ulteriori frodi fiscali dello stesso tipo. Come se non bastasse sono state sottoposte a sequestro preventivo “per equivalente” un’altra società riconducibile all’imprenditore lucano, operante anche questa nel settore edilizio, e due autovetture allo stesso intestate, beni che secondo l’autorità giudiziaria costituirebbero l’equivalente del “profitto” ottenuto dalla commissione dei reati fiscali, per un valore di 432 mila euro.
Si tratta di una forma di sequestro, che è oggi possibile grazie ad una norma introdotta con la legge finanziaria per il 2008 (Legge 24 dicembre 2007, n. 244) che estende anche ai reati tributari la cosiddetta “confisca per equivalente”, ossia la possibilità, qualora non si possa procedere alla confisca dei beni che costituiscono il diretto profitto del reato, di “aggredire” comunque i beni di cui il reo abbia la disponibilità, per un valore corrispondente al suddetto profitto.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE