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ENI dà i numeri. Quelli relativi all’occupazione nel settore estrattivo in Val d’Agri. Nell’ultimo anno i dipendenti sono aumentati. Sia quelli assunti dal Distretto meridionale, sia quelli dell’indotto. E buoni risultati sono stati raggiunti anche nell’ambito dell’attuazione del cosiddetto contratto di settore, che garantisce continuità lavorativa in caso di cambio appalto. E’ questo in sintesi il dato comunicato dalla società del petrolio nel corso del tavolo della trasparenza che si è riunito ieri in Regione, con la partecipazione di Cgil, Cisl e Uil, Confindustria e alcuni amministratori della Val d’Agri. Queste, nel dettaglio, le cifre fornite dalla compagnia del cane a sei zampe: 2881 sono in totale gli occupati nel settore petrolifero in Basilicata. Il distretto Eni presenta un organico di 348 dipendenti diretti, il 10 per cento in più rispetto al 2012. Di cui, circa il 60 per cento è residente in Basilicata. Nel 2013, in particolare, sono stati assunti e formati, con un corso a loro dedicato di 8 mesi, 49 giovani diplomati tra i 20 e i 35 anni tutti residenti in Basilicata. Nell’indotto lavorano 2533 addetti, distribuiti in 118 aziende. Il numero è in crescita del 18 per cento rispetto all’anno precedente. Il 75 per cento dei lavoratori dell’indotto ha un contratto a tempo indeterminato.

L’applicazione del contratto di settore – spiega ancora Eni – ha portato alla sottoscrizione di 4 verbali di accordo, permettendo la ricollocazione del 96 per cento dei lavoratori interessati da cambi d’appalto. Inoltre, per quanto riguarda  il coinvolgimento di aziende lucane,  le imprese locali si sono aggiudicate 22 nuovi contratti pari al 79 per cento delle totale assegnato per un valore complessivo di 120 milioni di euro. Insomma, dati positivi quelli snocciolati da Eni, che per i sindacati rappresentano un primo passo avanti. Giudizio positivo – da parte dei segretari di Cgil, Cisl e Uil – per gli impegni portati avanti dalla Regione. Ma molto altro ancora c’è da fare. «Ora spetta a Eni e associazioni datoriali fare la propria parte».

Da viale Verrastro è arrivata la conferma dello stanziamento di 700 mila euro per formare profili professionali che siano compatibili con la domanda di lavoro delle aziende del settore. A questo fine si è deciso di convocare in tempi brevissimi un piccolo gruppo di lavoro specifico e l’Eni si è impegnata a fornire crono programmi, fabbisogni occupazionali, figure professionali richieste. Ma i sindacati chiedono  le imprese coinvolte nelle aziende della quinta linea aspettino la fine del percorso di formazione, prima di procedere alle assunzioni. «Sarebbe una beffa insopportabile – commentano Genovesi, Vaccaro e Falotico – quella di investire risorse pubbliche per formare i lavoratori di cui l’Eni dice di avere bisogno e scoprire poi che le assunzioni sono state già fatte tutte o quasi».

Ma soprattutto i sindacati hanno chiesto un maggiore coinvolgimento delle imprese lucane, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, «a cui l’Eni deve rivolgersi con particolare attenzione per favorirne anche la crescita in termini di qualità e di volumi di attività». E hanno ribadito la necessità di pari tutele e salari tra tutti i lavoratori dell’indotto e di stabilizzazione dei lavoratori a termine e soprattutto di creazione nuova occupazione in Eni e nell’indotto. Tanto che, il presidente Pittella ha proposto a tutte le associazioni di impresa di unificare il tavolo sindacale per avviare il confronto sulle proposte di merito, dichiarando la disponibilità della Regione a facilitare la riuscita del confronto. Confindustria e le associazioni riunite nel cartello “Pensiamo Basilicata” convocheranno un tavolo unico con Cgil, Cisl e Uil, allargando di fatto quello già convocato per oggi,  a tutte le associazioni di impresa rappresentative di tutte le aziende dell’indotto, per iniziare il confronto sui punti della piattaforma. L’incontro è stato fissato per il prossimo 27 ottobre.

m.labanca@luedi.it

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