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Essere iscritti ad un Albo Professionale significa, generalmente e sostanzialmente, aver conseguito uno specifico titolo di studio (oppure, in alcuni casi, aver svolto un periodo comprovato di praticandato), aver sostenuto e superato un Esame di Stato, possedere una fedina penale pulita e determinati requisiti morali.
La registrazione all’Albo si rende particolamente necessaria per i liberi professionisti e consente loro di poter sottoscrivere perizie, consulenze, certificazioni, progetti.
L’Albo Professionale è un documento pubblico costituito da un elenco cartaceo e da una banca dati informatizzata degli iscritti per cui, solitamente, è possibile consultarlo, anche su internet, sui siti istituzionali degli Ordini Professionali.

Gli Ordini Professionali sono enti pubblici vigilati dal Ministero della Giustizia, identificati come i responsabili principali dell’aggiornamento sistematico e della salvaguardia dell’attività svolta dai professionisti che appartengono ad uno specifico Albo. Inoltre, essendo organismi di autogestione di una professione, hanno come obiettivo primario quello di assistere i cittadini, assicurare coerenza tra la qualità dei servizi erogati e le retribuzioni adottate, tutelare (attraverso comunicazioni alla magistratura) gli abusi delle funzioni di una professione.

I professionisti iscritti ad un Albo, solitamente, sono tenuti anche a registrarsi ad adeguate Casse previdenziali specifiche per l’Ordine considerato.
Le Casse di Previdenza sono degli organismi previdenziali che operano autonomamente e in favore delle categorie a cui fanno riferimento. Le attività principali, nei confronti dei loro iscritti sono: riscuotere e gestire i contributi previdenziali e assistenziali; corrispondere le pensioni; pagare le prestazioni aggiuntive finalizzate a sostenere il reddito (assegni familiari, assegni di disoccupazione, assegni comunali per la maternità, ecc.) e le prestazioni di natura prettamente assistenziale (ad es. la copertura sanitaria degli iscritti e dei loro familiari).
Il professionista è tenuto a pagare una quota di contributi, con cadenza annuale, il cui ammontare viene calcolato in percentuale rispetto al reddito prodotto (contributo soggettivo). E’, inoltre, prevista una contribuzione minima in misura fissa, che prescinde dall’ammontare del reddito e dal volume di affari (contributo integrativo).

Ad avere una Cassa di riferimento sono le seguenti professioni: medici (ENPAM), consulenti del lavoro (ENPACL), giornalisti (INPGI), farmacisti (ENPAF), infermieri (ENPAPI), psicologi (ENPAP), veterinari (ENPAV), geometri (CIPAG), periti industriali (EPPI), avvocati (Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense), notai (Cassa Nazionale del Notariato) e biologi (ENPAB).

Otto Ordini sono accomunati in tre casse previdenziali:
– l’ EPAP (Ente di Previdenza e Assistenza Pluricategoriale) per geologi, chimici, attuari, agronomi e forestali;
– l’INARCASSA per ingegneri e architetti;
– l’ENPAIA (Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e per gli Impiegati in Agricoltura) per agrotecnici e periti agrari, anche se con gestioni separate.

Cinque, invece, gli Ordini che non hanno una Cassa specifica ma i cui aderenti sono iscritti all’Inps: assistenti sociali, ostetriche, tecnici sanitari di radiologia medica, tecnologi alimentari e spedizionieri doganali.
Contano due Casse separate, infine, i commercialisti e i ragionieri, pur essendosi unificati in un solo Ordine (CNPADC).

Elisabetta Cipolla

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