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POTENZA – Non sarà un magistrato ma un giudice onorario a decidere del processo per false dichiarazioni al pm a carico delle donne delle pulizie accusate di aver mentito sul ritrovamento del corpo di Elisa Claps nel sottotetto della chiesa della Trinità, qualche settimana prima della sua scoperta “ufficiale”.

Nei giorni scorsi la questione sarebbe già finita all’attenzione della presidenza del Tribunale. Ma nonostante l’evidente complessità del caso, il rilievo sociale e soprattutto le aspettative della famiglia Claps, che ha già annunciato l’intenzione di chiamare in aula un lungo elenco di testimoni per provare a far luce sugli aspetti ancora oscuri di tutta la vicenda, non c’è stato nulla da fare.

L’ipotesi di derogare alle tabelle di assegnazione dei fascicoli ordinari è caduta nel vuoto.

Così c’è già chi guarda con preoccupazione al prossimo 4 febbraio, quando inizierà il dibattimento e andranno affrontate le prime problematiche. A partire proprio dall’ammissione delle liste dei testimoni dove a meno di sorprese dovrebbero comparire anche il vescovo, monsignor Agostino Superbo, e il questore Romolo Panico.

Margherita Santarsiero e Annalisa Lo Vito, così si chiamano le due donne addette alle pulizie della Trinità, sono accusate di aver mentito, negando di essersi recate a febbraio 2010 nel sottotetto della chiesa, dove avrebbero riconosciuto il corpo di una ragazza, e di averlo riferito al viceparroco don Wagno Oliveira e Silva.

Con quest’ultimo le due signore, madre e figlia, sarebbero salite una seconda volta nel sottotetto per mostrargli la loro scoperta.

Il sacerdote ha ammesso di aver constatato la presenza di un cranio. Ma la segnalazione di quel ritrovamento, prima al vescovo e poi alla polizia, è arrivata soltanto dopo quello “ufficiale” del 17 marzo.

D’altra parte, anche monsignor Agostino Superbo ha spiegato di non aver compreso subito fino in fondo l’antefatto che gli era stato appena riferito. «Io capii “ucraino” e non “cranio”». Questa è la versione di Superbo, che ai pm ha raccontato che a distanza di 24 ore di fronte alla gravità della situazione è andato a parlare con il questore, e ha consigliato al viceparroco di raccontare tutto agli investigatori.

Secondo i magistrati salernitani che hanno coordinato le indagini sull’omicidio e sul ritrovamento del corpo di Elisa, prima del ritorno del fascicolo a Potenza per competenza territoriale, il racconto di don Wagno riguardo al primo avvistamento del cadavere sarebbe dunque credibile.

Mentre ai ripetuti dinieghi delle due donne delle pulizie sul fatto di essersi recate nel sottotetto della Chiesa è seguita l’iscrizione di entrambe nel registro degli indagati per false dichiarazioni.

Certo, si tratta di un’accusa ben diversa da quella di aver occultato volontariamente il corpo della ragazza anche solo per il mese che è trascorso dal suo primo avvistamento.  E non si parla nemmeno dei sospetti di una «messinscena» orchestrata da un misterioso regista per far ritrovare il corpo a suo piacimento, come denunciato pubblicamente dai suoi familiari quando si è scoperto l’accaduto. Si direbbe piuttosto un processo a un grosso equivoco. Ma i colpi di scena restano dietro l’angolo, e le accuse potrebbero cambiare in udienza in qualsiasi momento.

Una situazione oltremodo difficile da gestire, senza considerare tutta l’attenzione mediatica sul caso. Qualcosa che sarebbe capace di mettere a dura prova anche i magistrati con maggiore esperienza. Tant’è vero che a Salerno se n’era incaricato uno di questi, Antonio Cantillo, appena trasferito proprio da Potenza.

L’appuntamento è tra 20 giorni. Poi si vedrà se certe previsioni sono state esagerate o meno.   

l.amato@luedi.it

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