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CATANZARO – Dal carcere di Catanzaro si rifanno vivi Alfredo Davanzo e Vincenzo Sisi, i due esponenti delle cosiddette “nuove Br” del Partito comunista politico-militare, e lo fanno con due documenti che, tramite il loro difensore, l’avvocato Giuseppe Pelazza, hanno voluto consegnare alla stampa. In uno dei testi, in particolare, i due, condannati dalla Cassazione nel settembre 2012 a 9 e 10 anni di reclusione, si lamentano del “blocco-sequestro” della loro corrispondenza in arrivo e in partenza, dopo che, lo scorso settembre, era spuntato su internet un loro scritto con cui sollecitavano il movimento No Tav a “compiere un altro salto in avanti” (LEGGI L’ARTICOLO).
Nel secondo documento, reso noto dal legale, Davanzo e Sisi parlano di “militarizzazione e macchina mediatica”, rivendicando l’esigenza “di riconoscere l’internità delle tendenze rivoluzionarie armate al movimento di classe, seppur nell’ovvia differenza e dialettica critica” e ritenendo che è ”ora di farla finita di farsi abbindolare con il pacifismo, quando chi lo predica è un sistema criminale che esercita violenza tutti i giorni contro le classi oppresse e sfruttate e nel mondo”.
In sostanza, i due ideologi del Pc-pm, riguardo “all’imposizione della censura sulla nostra corrispondenza”, parlano del “carattere fortemente vessatorio e politico” e di un ”tentativo di silenziamento” con “questo provvedimento”. E fanno “appello alla circolazione dei nostri testi e degli altri provenienti dalla resistenza in carcere”. Tornano anche a parlare dei No Tav, sostenendo che nei loro confronti c’è un ”attacco mediatico” e “un’opera di intimidazione e attacchi, senza precedenti, rispetto a un movimento popolare”.

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