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POTENZA – Lo chiamavano «il treno», Sigillito e i suoi interlocutori. Gli investigatori del reparto operativo dei carabinieri di Potenza non ci hanno messo molto a decifrare quel codice. «Il treno è partito?». «È arrivato?». Alla fine il treno è arrivato. Eccome. Ma in stazione non si è visto nessuno, anche se i posti erano già tutti occupati.
Si tratta del milione di euro deliberato dalla Regione per prorogare i contratti a tempo determinato dei tanti raccomandati assunti grazie all’intermediazione della Tempor. Il terzo filone dell’inchiesta del pm Salvatore Colella sul bubbone Arpab ruota tutto attorno a queste delibere che si sono susseguite per almeno tre anni con le motivazioni più disparate. Alla base dell’ultima ci sarebbero state «esigenze straordinarie ed eccezionali ascrivibili a situazioni d’urgenza non fronteggiabili con il personale di servizio». Chi scrive è l’ex dg del Arpab Vincenzo Sigillito, ma non parla del disastro di San Nicola, questo sia chiaro, bensì di un’altra emergenza legata più che altro ad assicurare un “tornaconto” elettorale per l’assessore Erminio Restaino visto l’avvicinarsi delle consultazioni regionali del 2010.
Secondo gli elementi raccolti dagli investigatori che messo telecamere e microspie nello studio dell’ex dg e contemporaneamente intercettavano il suo telefono cellulare: «I voti venivano garantiti da Sigillito e richiesti ai beneficiari dei posti di lavoro e ai loro familiari». Non si andava troppo per il sottile quando bisognava passare all’incasso.
Sembra che una delle occupazioni principali dei vertici dell’Agenzia regionale per l’ambiente fosse diventata alimentare il consenso per il sistema di potere che li aveva piazzati in quel posto. Quella di Fenice è l’emergenza che non ti aspetti. Quest’altra un’emergenza programmata a tavolino, che sa tanto dell’ultimo giro di danze sul transatlantico che sta affondando, con i viaggiatori che si preoccupano soltanto di estorcere i soldi alla Regione per rinnovare i contratti degli “amici di”.
Venerdì prossimo l’assessore Erminio Restaino, capo della corrente di riferimento dell’amico, nonchè altissimo funzionario a denominazione politica controllata, Vincenzo Sigillito, verrà chiamato a rispondere proprio su questi fatti. In quanto indagato per truffa e concorso esterno nell’associazione a delinquere composta dai vertici dell’Arpab vecchi e nuovi, con l’amministratore delegato dell’agenzia di lavoro interinale Tempor di Potenza Luigi Montano (un’accusa formulata in verità maniera molto originale) dovrà farsi accompagnare da un avvocato e potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere. Con lui lo stesso giorno dovranno comparire negli uffici della Procura della Repubblica di Potenza davanti al pm Salvatore Colella lo stesso Montano, e il braccio destro dell’ex dg, Claudio Dresda, un factotum con amicizie molto particolari. Gli investigatori lo hanno tenuto a lungo sotto controllo e hanno registrato contatti con personaggi che un tempo venivano considerati vicini al boss Renato Martorano. Poi l’hanno visto entrare nello studio del direttore con dei fogli e indicargli il nome del presunto delatore che avrebbe dato il là all’inchiesta.
Metteva ordine tra i dipendenti Claudio Dresda, assunto come collaboratore amministrativo, e se serviva informava il suo superiore di quello che i colleghi dicevano nei corridoi. Occorreva un’ambiente sereno per inventarsi un’emergenza e dimenticarsene un’altra nei cassetti. Per chi faceva il lavoro sporco era sempre pronta una degna ricompensa.

lama

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