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Vincenzo Cattolico da ieri è tornato libero mentre resta in carcere il fratello Alessandro Cattolico, accusato di avere ucciso a colpi di pistola Pietro Marsiglia al culmine di una discussione. La decisione è stata presa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Locri Caterina Capitò, che ha quindi accolto le istanze dell’avvocato Domenico Piccolo, legale di Vincenzo Cattolico.
Intanto arriva un importante novità sulla vicenda dell’omicidio Marsiglia. Nei confronti di Ginafranco Carbone, che aveva raccontato di avere solo sentito le urla dei Cattolico e di Marsiglia in lite, ma di non avere assistito all’omicidio, sarebbe stato emesso nelle scorse ore dalla Procura di Locri un avviso di garanzia che prefigura il fatto che Carbone potrebbe avere “sviato le indagini con false dichiarazioni”.
Tornando al ruolo di Vincenzo Cattolico, secondo il Gip di Locri “non poteva sapere che il fratello fosse armato ed avrebbe cercato anche di distoglierlo dall’atto criminoso”. Quindi la conclusione a cui è arrivato il Giudice Caterina Capitò è sostanzialmente quella che non ci sarebbero riscontri evidenti sul fatto che Vincenzo Cattolico abbia una reale responsabilità nella morte di Marsiglia e che non ne avrebbe potuto impedire l’omicidio.
Il giovane di Locri è quindi tornato libero nel tardo pomeriggio di ieri. Intanto dai verbali di interrogatorio resi dai due indagati vengono fuori altri particolari sui rapporti tra i Cattolico e Pietro Marsiglia. «Marsiglia – ha raccontato al pubblico ministero Debora Rizza Alessandro Cattolico – diceva che la sabbia la doveva trasportare solamente lui perché era il capo della zona. In successione nei precedenti periodi iniziò a minacciarmi e a chiedermi somme di denaro che specificava dovevano essere versate in contanti. Alla fine per ultimare dei lavori senza problemi accettavamo di farci eseguire i trasporti della sabbia e del materiale da Marsiglia pagando un importo pari al doppio del prezzo di mercato, cioè 140, 150 euro anziché 60 o 70 euro».
Poi il racconto di Alessandro Cattolico entra nei particolari di una vera e propria estorsione che Pietro Marsiglia avrebbe messo in atto per lasciare in pace i fratelli imprenditori. «Voglio precisare – dice l’indagato agli inquirenti – che Marsiglia la sera dell’11 ottobre ci chiese la somma di 2.500 euro per gli ultimi lavori di rifinitura sul cantiere dove stavamo lavorando, e ci disse che dovevamo pagare altrimenti ci avrebbe ammazzato».
Secondo il racconto dei fratelli indagati per il delitto di Locri resta oramai sempre più chiaro il movente che li avrebbe portati allo scontro con Pietro Marsiglia, scontro poi sfociato nell’omicidio del 65enne di Locri.

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