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MESSINA – La Dia ha scoperto una compravendita di esami e titoli di laurea nell’ateneo di Messina da anni al centro di scandali e inchieste della magistratura. Le indagini sono cominciate nel luglio 2012 in vista degli esami di ammissione alle varie facoltà previsti per il successivo settembre, e – dicono gli inquirenti – hanno consentito di individuare un’organizzazione criminale all’ombra della ‘ndrangheta: al vertice vi era Domenico Montagnese. Attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali, e pedinamenti, appostamenti e riprese filmate, la Dia ha documentato in diretta incontri e pagamenti. L’organizzazione criminale che agiva col metodo mafioso, spiegano gli investigatori, ha anche effettuato tentativi di estorsione a orafi residenti al Nord Italia, e faceva prestiti usurai a tassi mensili del 50% dell’importo del prestito concesso. Il sistema di “favori” e “intercessioni” presso l’Università di Messina emerso dalle indagini andava dal diffuso malcostume della raccomandazione all’efficace e grave interferenza sulle commissioni d’esame tanto da alterare risultati dei test di accesso alle Facoltà a numero chiuso e condizionare pesantemente alcune commissioni esaminatrici per le abilitazioni professionali come quelle per la professione di dottore commercialista. In particolare è emerso che Montagnese e Marcello Caratozzolo, dietro compenso economico, offrissero a vario titolo il loro interessamento per il superamento degli ostacoli ad esami ed abilitazioni. L’organizzazione criminale dice la Dia “tesseva efficaci relazioni e rapporti d’affari con i docenti – come l’indagato Caratozzolo – nonchè con personale amministrativo, con lo scopo di influenzare, dietro pagamento di somme di danaro, l’andamento di esami universitari per interferire sullo svolgimento delle prove preselettive di accesso a Facoltà a numero chiuso, per far conseguire l’abilitazione alle libere professioni, senza che sia mai stata persa di vista e manifestata, con prepotente arroganza, l’origine calabrese dell’indagato Montagnese che ha imposto i propri metodi di intimidazione ed influenza per consentire alla clientela ‘protettà richiedente il favore di cui di volta in volta aveva bisogno in cambio di denaro”.

IL SISTEMA DELLE MINACCE. Nelle intercettazioni, Domenico Montagnese è stato ascoltato dagli inquirenti illustrare i suoi metodi: “Se tu ti vuoi prendere gli esami senza fare un c… e senza problemi, allora bisogna andare praticamente a minacciare. Non c’è niente da fare è così. E’ questo il sistema”. L’organizzazione criminale, secondo la Dia “tesseva efficaci relazioni e rapporti d’affari con i docenti nonchè con personale amministrativo, con lo scopo di influenzare, dietro pagamento di somme di danaro, l’andamento di esami universitari per interferire sullo svolgimento delle prove pre-selettive di accesso a Facoltà a numero chiuso e per far conseguire l’abilitazione alle libere professioni”.
LE PERSONE COINVOLTE. Nell’inchiesta sono finite quattro persone in carcere. Si tratta del docente della facolta di Economia Marcello Caratozzolo e dell’ex consigliere provinciale Santo Galati Rando, entrambi posti ai domiciliari, e di Domenico Montagnese, in passato coinvolto nell’inchiesta sull’omicidio del professore universtario Matteo Bottari, e Salvatore D’Arrigo, condotti in carcere. Nei confronti di altri due indagati è stato emesso un provvedimento di obbligo di dimora. Un filone d’indagine riguarda l’ipotesi di voto di scambio per Galati Rando, che avrebbe avuto appoggi elettorali della ‘ndrangheta in occasione di una sua candidatura alle regionali.
I DOCENTI COMPLICI. “L’indagine non coinvolge solo gli arrestati di oggi c’è un secondo filone che riguarda tutte le facolta” dell’ateneo Peloritano”. Lo ha detto Angelo Bellomo a capo della Dia di Catania stamani a Messina durante la conferenza stampa sull’inchiesta sugli “esami facili” nell’ateneo peloritano. “Non possiamo dare numeri – prosegue Bellomi – ma sarebbero coinvolti molti docenti. Il ruolo di promotore e organizzatore delle attività connesse alla cosca era Montagnese che era in contatto con il clan Fabrizia nel Vibonese. Il clan utilizzava questo collegamento per condizionale con metodo mafioso gli esami e l’inserimento soprattutto alla facoltà di Medicina di studenti calabresi”. “L’indagine del centro operativo di Catania – prosegue – è iniziata nel 2012 prima dei test di ammissione all’università di diverse facoltà, dalle indagini fin da subito si è avuta la conferma dei sospetti che nell’ambiente universitario di Messina, ancora una volta, gli esami erano condizionati da fattori e soggetti esterni. Da una lato il metodo mafioso che si realizzava attraverso la figura di Montagnese, già indagato in Panta Rei, dall’altro un metodo ‘politicò che ha fatto riferimento alla figura di Caratozzolo. L’indagine ‘Campus’ è uno spaccato trasversale di interferenze che hanno interessato l’università ma che si sono allargate”.
MINISTRO SODDISFATTO. Il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, ha espresso, con una telefonata, “profonda soddisfazione” al procuratore di Messina, Guido Lo Forte, “ai procuratori della locale direzione distrettuale antimafia che hanno condotto l’indagine, e agli uomini della Dia” per l’operazione Campus con la quale, ricorda, “sono stati assicurati alla giustizia alcuni esponenti di un’organizzazione criminale legata alla ‘ndrangheta e dedita al commercio di favori e influenze con base nell’Università di Messina”. Il ministro sottolinea al procuratore il suo compiacimento “per aver provveduto a togliere di mezzo un pericoloso gruppo criminale da una sede preposta alla tutela del sapere e alla formazione umana e culturale dei nostri giovani”.
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