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Te lo do io il Capodanno. Cotechino, lenticchie, ricchi premi e cotillon, macché. Una bella lettura di poesie di Brecht, un convegno su Pasolini con Ascanio Celestini, brindisi di mezzanotte con un flûte di Dom Perignon e poi tutti a nanna.
Vuoi mettere?
Un artista delle vibrazioni che si lancia contro la facciata della Cattedrale appena ripulita, qualche busker intento a fare bolle di sapone grandi come i Sassi.
Ecco il Capodanno che si deve fare in una Capitale della cultura open. Altro che il circo di Carlo Conti. Quello lasciamolo a Courmayeur dove vanno a sciare i vip.
No? E allora mettiamoci d’accordo. Cosa vogliamo da Matera 2019? Psicanalizziamoci, facciamo una seduta di gruppo in piazza San Giovanni e parliamone.
E’ arrivato il momento di farlo se no si rischia di fare come la Serbelloni Mazzanti di Fantozzi che prende a bottigliate tutti gli ospiti del varo della motonave della megaditta: vadi signora contessa ma un po’ più a sinistra. Rivadi ma un po’ più al centro.
Un primo argomento della seduta potrebbe riguardare la distinzione tra evento culturale e spettacolo, tra promozione e produzione.
La differenza può sembrare sottile ma è sostanziale e non sembra molto chiara a tutti. Il Capodanno in piazza è uno show che serve a promuovere la città e non solo la città, non ha lo scopo di elevare il bagaglio culturale dei lucani anche perché forse non è a Capodanno che si deve farlo.
Un evento di promozione è stato anche Materadio.
Certo, Materadio, costato circa 300 mila euro all’anno per tre anni (è bene ricordarlo perché la cultura di nicchia costa a volte più di un cantante sfigato di successo, se no come campano gli intellettuali) ha soddisfatto i palati fini di quelli che sono abituati a leggere Baudelaire magari pasteggiando con vini doc ma anche di quelli che pur mangiando la ciambotta si atteggiano a gran visir dei nuovi media, ma vivaddio ci sono pure quelli che mangiano orgogliosamente pane e salsiccia.
Che vogliamo fare, diamo loro il foglio di via come ospiti indesiderati della città? Materadio raggiunge una platea selezionata di qualche migliaio di ascoltatori, mentre il Capodanno di Raiuno attraverso Rai international porterebbe Matera nelle case di qualche milione di italiani sparsi nei quattro angoli del pianeta.
Non serve a nulla? Bene, ma non è che Materadio sia diverso dal Capodanno di Raiuno.
Sono entrambi eventi di promozione della città anche se rivolti a pubblici differenti.
Non lasciano nulla sul territorio in termini di produzione culturale.
E’ solo battage pubblicitario. In questo senso si può ragionare su come sia meglio spendere un milione di euro nei prossimi quattro anni a patto che questi soldi ci siano davvero: meglio una tappa del Giro d’Italia, meglio un concerto della filarmonica di Vienna o magari dell’orchestra delle verdure che sempre a Vienna ha la sua base. Resta promozione, non produzione culturale.
Sempre un pacco sarebbe, sebbene con un contenuto differente. E’ logica di consumo orientato verso fasce di clienti differenti e, in questo senso, non ce n’è uno migliore e uno peggiore se non nella percezione che ognuno di noi ha di un determinato prodotto.
Il turismo oggi è aperto a tutti, non ci sono più luoghi esclusivi in nessuna parte del Pianeta, figuriamoci se può esserlo Matera che non si trova su un isolotto del Pacifico (anche se per raggiungerla ci si mette lo stesso tempo di viaggio).
In questo Paese, purtroppo, per farsi prendere sul serio, bisogna prendersi sul serio ma non è detto che, alla fine, serva davvero a qualcosa.

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