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POTENZA – In genere non funziona come consolazione, ma se vale l’idea che si possa almeno solidarizzare per il mal comune, ecco, non capitano tutte a Potenza. Anche Matera si è trovata “delegittimata”, scambiata per Maratea dall’attrice Isabella Orsini che alla Perla del Tirreno ha assegnato per errore la corsa a capitale della cultura 2019. Certo, a Potenza era andata peggio, con quella dichiarazione sulla città più brutta d’Italia che al regista Giovanni Veronesi non ha poi risparmiato maledizioni (ironiche) a distanza. «Si’ bell tu».
Fin qui, i guai della comunicazione delle star e le risposte più o meno spontanee dei cittadini: incrociano sentimenti di appartenenza e orgoglio locale.
In queste ore il dibattito sulle città si è fatto largo, incrociando errori, scivoloni, riflessioni più serie, richiami all’unità territoriale.
È vero, Potenza non è una città che costruisce scenario poetico, non richiama turisti, non scoppia di brio culturale. Potenza è altro, città di servizi (dovrebbe, almeno), con una storia antica, percorsi urbani e urbanistici accidentati, la pressione della politica che ne ha fatto – inevitabilmente, da capoluogo di Regione – centro di smistamento di scelte, decisioni, interessi. Bella in senso oggettivo? Non ne ha la forza. Salvo poi interrogarsi un po’ tutti – questo il senso di parte del dibattito nato soprattutto online con ironia – su che cosa significhi bellezza di un luogo. Se l’idea si adagia sullo spazio abitato, allora «anche Potenza ha la sua bellezza». Che è lo sguardo tipico di ogni città, costruito su chi ci vive, sulle esperienze di ciascuno. Identità, appartenenza insomma.
Ma è in questo contesto che si è poi inserito un richiamo diverso, decisamente più aspro, a quell’eterna contesa che vive tra i due capoluoghi di provincia. Matera e Potenza, Potenza e Matera. Una dichiarazione infelice del consigliere comunale di Potenza Alessandro Galella (Fratelli d’Italia) ha rincarato i toni di una polemica nata attorno al tifo sul ripescaggio in serie B del Matera calcio. Galella si è rifatto proprio a quell’ambiente che ha da sempre spiegato di vivere con orgoglio, rispettandone codici e linguaggio, il tifo calcistico: «Spero nel Matera in B come l’ebola in Italia». Chi, tra amici e militanti di area, ha difeso Galella, lo ha fatto sottolineando il carattere goliardico e giocoso della dichiarazione, tipica di un ambiente, quello della curva, dove non avrebbe avuto i canoni dello scandalo.
Il punto però è che Galella è consigliere comunale, pubblico ufficiale, rappresentate di una istituzione pubblica, la stessa che sostiene le sfide della città sorella e che da mesi è al centro dell’attenzione (e delle polemiche) territoriali per il sostegno economico chiesto a viale Verrastro, a causa di conti molto in rosso.
Facile immaginare che il sindaco Dario De Luca, eletto tra l’altro proprio nella coalizione di Galella, abbia subito pensato proprio a questo. Da settimane De Luca invita all’unità, al rapporto equilibrato tra capoluogo e territori, proprio per far accettare – e ottenere – il sostegno al capoluogo in base al ruolo che svolge: «Non è prevaricazione rispetto ad altre città, solo riconoscimento», ripete sempre.
L’uscita di Galella ha naturalmente riacceso la polemica con richiamo proprio all’ingerenza della città capoluogo sul resto della regione. Dalla Città dei Sassi ha scritto il consigliere comunale Alessandro Tortorelli: «Non vogliamo trarre spunto dalla incivile e sorprendente sortita per alimentare fuori luogo una polemica, l’eterna, inqualificabile ed insulsa polemica Potenza-Matera». Ma ci impiega poco a sottolineare: «Si torna spesso da parte di chicchessia sulla necessità della unità regionale dello stare insieme del programmare insieme. Ma di che stiamo parlando? A parte le questioni del default del capoluogo, inaccettabili soprattutto dal punto di vista della maniera con cui è stata gestita quella istituzione negli anni, è nostra ferma intenzione far conoscere ai cittadini lucani e potentini in particolare da quali personaggi sono amministrati, quanto poco realistico sia oggi continuare a pensare unitariamente, agire conseguentemente».
Solo poche ore prima, il presidente della regione Marcello Pittella, era intervenuto sulla vicenda: «Ho letto con dispiacere su tante bacheche di potentini e materani di questa querelle in atto, che a tratti assume le sembianze di una spaccatura difficilmente sanabile, tra le nostre due città più importanti – aveva scritto su Fb – Mi sento di invitare tutti a riflettere e pesare le parole, prima di lanciare anatemi e battute di cattivo gusto, che altro non fanno se non inasprire toni ed urtare suscettibilità. Facciamolo anche perchè è giusto che ciascuno di noi, prima di affrontare argomenti delicati come investimenti, poste di bilancio e scelte di politica culturale, si documenti sulle motivazioni che hanno portato a quelle scelte».
Il resto del dibattito mescola offese, ironia, sfotto’, denuncia, critiche dure, difese di parte, appelli al buonsenso. La polemica durerà ancora qualche ora. Tornerà presto, mai risolta.

 

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