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«Lo so, è difficile e capisco la preoccupazione dei cittadini interessati. Anche per questo ho convocato già per la settimana prossima un incontro con tutti i tecnici e l’ufficio legale per mettere un po’ di punti fermi». Soprattutto, spiega il sindaco Pietro Campagna, è necessario quantificare, senza più mettere in circolazione cifre non realistiche, il costo dei suoli di Macchia Giocoli che alcuni proprietari di cooperative dovranno acquistare. 

Il Consiglio di Stato ha messo fine a una lunga vicenda legata a dei terreni del rione. 

I cittadini interessati al caso si trovano ad essere proprietari delle case costruite anni fa in regime di cooperativa, ma non dei terreni su cui quelle case sorgono. 

Il Consiglio di Stato ha stabilito che il Comune, proprietario di quei suoli, ha diritto di chiedere il pagamento della proprietà. 

Quello che spaventa i cittadini interessati è, però, soprattutto il rischio di perdere l’abitazione se l’ente pubblico facesse ricorso all’accessione invertita. Si tratta di un istituto giudiziario secondo cui il titolare di un suolo è titolare di ciò che su quel suolo insiste. 

Per questo il Municipio chiede il pagamento dei terreni, in modo che la proprietà dei terreni passi ai titolari delle case e l’anomalia si risolva. 

Certo, è una semplificazione (l’istituto è molto complesso e negli anni ha subito diverse rimodulazioni per effetto di sentenze che si sono succedute). Ed è difficile pensare che l’ente pubblico arrivi subito a un ato di forza nei confronti dei cittadini se questi ultimi si rifiutassero di pagare per diventare proprietari dei suoli. 

Ma l’anomalia c’è. Il rischio per i privati anche. 

La vicenda ha una storia antica che si dipana tra carte e documentazione vecchie più di trent’anni. Quei suoli negli anni Ottanta sono stati oggetto di una procedura di esproprio per la realizzazione di alloggi terminata con un contenzioso.  La procedura fu sbagliata, come accaduto in tanti altri casi di espropri finiti male.

L’occupazione dei terreni da parte delle cooperative risultò illegittima. Ma dopo due gradi di giudizio, in un successivo contenzioso, fu stabilito che l’unico responsabile di quell’errore era il Comune. 

Così il Municipio pagò il risarcimento per l’occupazione illeggittima ai proprietari originali dei suoli (quelli a cui aveva espropriato), divenendone proprietario. Nel frattempo i cittadini che si erano uniti in cooperativa avevano già costruito le proprie case. 

Nel 2011 il Comune cerca di risolvere l’anomalia. Ci vogliono molti mesi di mediazione politica e diverse sedute di consiglio saltate per mancanza di numero legale prima di arrivare alla delibera 121 del 2011. È questa la delibera su cui si è pronunciato il Consiglio di Stato. 

In quel testo il Comune stabilisce criteri per la stima del valore dei terreni e i termini entro cui i cittadini dovranno pagare i suoli.

I residenti delle cooperative interessate hanno subito mosso rilievi, chiedendo al Tar l’annullamento della delibera. 

Il Tribunale amministartivo regionale ha dato loro ragione. Ma tre anni dopo, con la sentenza dello scorso 16 aprile, il Consiglio di Stato ha ribaltato l’esito finale del giudizio. 

I suoli vanno pagati all’ente. Ora, però, – spiega Campagna – bisogna comprendere la delicatezza della situazione e procedere subito individuando un metodo equo per calcolare il valore dei terreni.

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