X
<
>

Condividi:
5 minuti per la lettura

POTENZA – Dovranno risarcire 150mila euro alle casse della Regione Basilicata, il direttore di Basilicata Soccorso Libero Mileti, l’ex responsabile della programmazione sanitaria Giovanni De Costanzo, l’ex direttore generale del dipartimento Salute Giuseppe Montagano, e Raffaele Giordano, dirigente dell’Ufficio risorse finanziarie e investimenti del sistema salute di via Anzio.

Lo ha deciso la Corte dei conti assolvendo il solo Mario Marra, ex direttore generale dell’Asl di Lagonegro, per la vicenda dei 21 ecotomografi portatili acquistati nel 2008 e gran parte in parte mai utilizzati.

Il solo Mileti è stato condannato a pagare 90mila euro, in quanto era «maggiormente in grado di conoscere e valutare la sussistenza dei presupposti per un proficuo utilizzo dei macchinari di cui ha proposto l’acquisto, e soprattutto era preposto a curare l’addestramento del personale e la verifica del suo utilizzo, cosa quest’ultima del tutto disattesa, considerato che solo con nota del 12 marzo 2013 ha provveduto alla formale assegnazione alle sedi di destinazione degli ecotomografi portatili, responsabilizzando tardivamente anche gli assegnatari dello strumento, cosa che non ha certo favorito il loro proficuo utilizzo».

Mentre i restanti 60mila dovranno sborsarli in parti uguali De Costanzo, Montagano e Giordano.

Secondo i giudici del collegio presieduto da Maurizio Tocca, estensore Vincenzo Pergola e consigliere Giuseppe Tagliamonte: «la contestata scelta di acquistare gli ecotomografi portatili, era finalizzata alla utilizzazione delle ambulanze per un duplice e distinto servizio, che avrebbe permesso di ottimizzare i costi e rendere un migliore servizio alle popolazioni rurali; gli strumenti portatili, infatti, erano ritenuti utili per il servizio di emergenza/urgenza svolto dalle ambulanze, anche se non indispensabili, come dimostra la scelta di acquistarli solo nell’eventualità di verificarsi di economie di gara e non come dotazione di base, ma evidentemente ha significativamente pesato nella scelta anche la prospettata possibilità di utilizzare le ambulanze pure come poliambulatorio mobile a servizio della popolazione rurale».

«Tuttavia – prosegue la sentenza che è stata appena pubblicata – nessuno dei due previsti utilizzi ha trovato concreta attuazione, come dimostrano le puntuali ed incontestate sul punto indagini svolte dalla Guardia di Finanza, che hanno messo in luce un uso ben diverso da quello previsto per 7 dei 21 apparecchi mobili acquistati (impropriamente usati come postazioni fisse), ed una sostanziale inutilizzazione dei restanti 14 ecotomografi, essendo, la scelta di procedere all’acquisto, stata adottata in assenza di una seria programmazione, studio di fattibilità e concreta utilizzabilità sulla base delle risorse umane e strumentali disponibili e disancorata dai criteri di economicità e di efficacia che devono reggere l’attività amministrativa».

In aula il procuratore regionale Michele Oricchio aveva parlato di «un acquisto avvenuto senza che nessuno si ponesse il doveroso interrogativo circa la possibilità di effettuare medicina clinico/diagnostica sul territorio rurale con le professionalità a disposizione, ma solo sulla scorta di intenzioni velleitarie costituenti un ennesimo costoso “libro dei sogni”, non consentibile a chi gestisce danaro pubblico».

Ma rispetto ai 285mila euro di risarcimento richiesti, 20mila per ognuno dei 14 apparecchi risultati inutilizzati, i giudici hanno decurtato una somma pari a 130mila euro «addebitabile ai componenti della giunta regionale che adottarono la delibera numero 1857 del 2006, non evocati in giudizio». Quando in carica come governatore c’era ancora l’attuale sottosegretario alla Sanità Vito De Filippo. Fermo restando che per lui e per gli assessori dell’epoca i termini di prescrizione dell’azione di recupero del danno erariale contestato sono già ampiamente scaduti.

A portare alla luce il caso dell’«incauto oneroso acquisto» dei 21 ecotomografi erano state le fiamme gialle di Lauria, al comando del capitano Marco Cappetta, scoprendo che nei punti di soccorso dell’area almeno due su tre giacevano del tutto inutilizzati. Poi la procura regionale della Corte dei Conti ha deciso di allargare le indagini a tutte le apparecchiature acquistate e distribuite in regione. Per capire se anche altrove giacessero ad accumulare polvere.

Il risultato è stato che in due strutture della regione il personale non sapeva neanche della loro esistenza. Tant’è che in un’occasione alla richiesta di visione delle apparecchiature ai militari ne è stato presentato un modello diverso, e altrove sono stati necessari 15 giorni perchè l’apparecchio era inutilizzato e giaceva abbandonato nel un sottoscala di un ufficio.
Analizzare la memoria degli apparecchi è emerso in maniera lampante che 14 dei 21 acquistati non erano stati praticamente mai utilizzati, anche a prescindere dal fatto che sono stati «rinvenuti con imballaggio ancora integro». Praticamente nuovi.

Menzione a parte per l’ospedale di Lagonegro, dove i finanzieri si sono accorti che l’ecotomografo destinato al pronto soccorso era utilizzato sì, ma nei reparti di normale degenza per «finalità diagnostiche». Assieme alla strumentazione già esistente.

Di più i finanzieri hanno riscontrato «la mancanza di dimestichezza da parte di numerosi operatori», anche perchè «tra il personale sanitario che ha disposizione il macchinario, nessun addetto ha frequentato l’apposito corso di formazione». Oltre a constatare che anche volendo sulle ambulanze e sugli elicotteri di Basilicata Soccorso sarebbe impossibile «un uso agevole ed adeguato “in itinere”» a causa «dell’assenza di spazio sufficiente per la collocazione in sicurezza» del macchinario, degli operatori e, ovviamente, dei pazienti.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE